giovedì 27 dicembre 2012
lunedì 24 dicembre 2012
martedì 11 dicembre 2012
XLVI Giornata mondiale della Pace
Per la celebrazione della 46° Giornata Mondiale della Pace del
prossimo 1° gennaio 2013, Benedetto XVI ha scelto questo tema:
"Beati gli operatori di pace".
L’annuale Messaggio del Papa intende incoraggiare tutti a sentirsi responsabili riguardo alla costruzione della pace, sia nelle piccole scelte concrete e quotidiane che nelle grandi scelte.
Il 1° gennaio alle ore 15 a Vicenza, la "Commissione diocesana per la pastorale sociale del lavoro, giustizia e pace, cura del creato" assieme ad altre realtà propone Fatti di Pace, un cammino da piazza XX settembre (ponte degli Angeli) alla Chiesa Cattedrale ...
L’annuale Messaggio del Papa intende incoraggiare tutti a sentirsi responsabili riguardo alla costruzione della pace, sia nelle piccole scelte concrete e quotidiane che nelle grandi scelte.
Il 1° gennaio alle ore 15 a Vicenza, la "Commissione diocesana per la pastorale sociale del lavoro, giustizia e pace, cura del creato" assieme ad altre realtà propone Fatti di Pace, un cammino da piazza XX settembre (ponte degli Angeli) alla Chiesa Cattedrale ...
- pace "dentro" di noi: se non c'è, non possiamo aiutare a costruire la Pace "fuori" e "intorno" a noi
- giustizia e solidarietà: se non le viviamo in tutte le relazioni (personali, familiari, lavorative, fra popoli, con il creato ...), la Pace non può attecchire e crescere
- nonviolenza: in sua assenza, la "pace" di cui si parla è svilita, è ipocrisia, copre interessi nascosti ...
mercoledì 5 dicembre 2012
serata su: don LORENZO MILANI
VENERDI’ 7 DICEMBRE 2012 - ore 20:30 presso
la chiesa di Araceli, Vicenza, nell’ambito del
2° digiuno contro l’INAUGURAZIONE della base Dal Molin
L’OBBEDIENZA NON È PIÙ UNA VIRTÙ
Adattamento teatrale della LETTERA AI CAPPELLANI
MILITARI e della LETTERA AI GIUDICI di don Lorenzo Milani
a cura di Giancarlo Monticelli e Sergio Chillè
Regia di Maurizio Maravigna
Una riflessione serrata sulla guerra giusta per parlare dell’arte “sottile” della educazione alla responsabilità
perché chi si dice pacifista si faccia costruttore di pace.
1965. Con i suoi ragazzi della scuola di Barbiana (Firenze), don Milani replica con una lettera aperta ai cappellani militari toscani che in un comunicato ufficiale hanno definito “vili” gli obiettori di coscienza al servizio militare. A seguito di questa presa di posizione, don Milani viene denunciato per apologia di reato (a quel tempo l’obiezione di coscienza non era un diritto riconosciuto dalla legge). Non potendo essere presente al processo per motivi di salute (morirà qualche mese dopo), egli invia ai giudici una autodifesa in cui ribadisce le sue posizioni e pone con forza la questione fondamentale della educazione alla responsabilità.
“Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni; che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio. Che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto…“.
“Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è d’obbedirla. Quando le leggi non sono giuste, essi dovranno battersi perché siano cambiate. E la vera leva per cambiare la legge è influire con la parola e con l’esempio…”.
La durata della rappresentazione è di un’ora; al termine è possibile far
seguire un dibattito con gli autori e gli attori .
entrata ad offerta libera
per maggiori info: http://www.antersass.it/vergogna.htm
infoline 3405983558
giovedì 29 novembre 2012
SABATO 1 DICEMBRE 2012: IL SOCIALE E' DI TUTTI
sabato primo dicembre ore 14 - 17
manifestazione pubblica
p.zza Esedra Campo Marzo Vicenza
IL SOCIALE È UNA RISORSA,
UN BENE COMUNE CHE VA TUTELATO!
IL SOCIALE E' DI TUTTI!
info e contatti
www.insiemeblog.it
www.insiemesociale.it
PRISMA Soc. Coop. Sociale Consortile”
Tel. 0444 971791 – 971954 – Fax n° 0444 557642
IL SOCIALE E' DI TUTTI
Quello che sta accadendo nel nostro Paese chiede l'attenzione consapevole di tutti i cittadini.
E un impegno concreto per far fronte ad emergenze sempre più preoccupanti.
Le cooperative sociali vicentine del Consorzio Prisma lanciano un appello per un'ampia mobilitazione.
Bambini e ragazzi, giovani, anziani, non autosufficienti, disabili, persone con problemi di salute mentale o di dipendenze
Nel 2013 il finanziamento sarà di 200,8 milioni.
E' un dato che non ha bisogno di commenti e che denuncia da solo il degrado in atto!
Ai tagli alla sanità e alle riduzioni dei trasferimenti a Regioni ed Enti locali si aggiungono ora quelli
della Spending Review e della Legge di Stabilità. Tagli verticali sono in atto nell'ambito dei servizi
sociali e sanitari.
Gli effetti di queste scelte già si traducono in effetti devastanti, anche nel nostro territorio.
Sulle famiglie si è scaricato l'onere di compensare la diminuzione delle risorse: ma le famiglie non
reggono più e già da tempo gridano inascoltate la loro impotenza e disperazione.
Decenni di battaglie a tutela dei diritti delle persone deboli rischiano di essere spazzati via in pochi
mesi: tutto questo non è degno di un Paese civile! Non è più possibile tacere!
IL SOCIALE È UNA RISORSA, UN BENE COMUNE CHE VA TUTELATO! IL SOCIALE E' DI TUTTI!
Lo gridano a gran voce gli operatori delle cooperative sociali che si appellano a tutti i cittadini e a
tutte le associazioni della Provincia di Vicenza.
A loro chiediamo di venire in piazza e nelle strade della città, al fianco delle persone in difficoltà e dei
loro familiari. Con loro chiederemo con forza un rilancio delle politiche sociali che vanno considerate
come un motore di sviluppo per il nostro Paese in grado di generare lavoro, solidarietà, coesione e
sostegno alle fasce più deboli.
Le risorse per garantire queste risposte ci sono e per questo chiediamo agli amministratori e ad ogni
persona di fare delle scelte precise e responsabili.
manifestazione pubblica
p.zza Esedra Campo Marzo Vicenza
IL SOCIALE È UNA RISORSA,
UN BENE COMUNE CHE VA TUTELATO!
IL SOCIALE E' DI TUTTI!
info e contatti
www.insiemeblog.it
www.insiemesociale.it
PRISMA Soc. Coop. Sociale Consortile”
Tel. 0444 971791 – 971954 – Fax n° 0444 557642
IL SOCIALE E' DI TUTTI
Quello che sta accadendo nel nostro Paese chiede l'attenzione consapevole di tutti i cittadini.
E un impegno concreto per far fronte ad emergenze sempre più preoccupanti.
Le cooperative sociali vicentine del Consorzio Prisma lanciano un appello per un'ampia mobilitazione.
Bambini e ragazzi, giovani, anziani, non autosufficienti, disabili, persone con problemi di salute mentale o di dipendenze
sono stati colpiti dalla drammatica compressione della protezione e dei servizi sociali.
Nel 2008 in Italia lo stanziamento per i Fondi sociali era di 2.526,7 milioni.
Nel 2013 il finanziamento sarà di 200,8 milioni.
E' un dato che non ha bisogno di commenti e che denuncia da solo il degrado in atto!
Ai tagli alla sanità e alle riduzioni dei trasferimenti a Regioni ed Enti locali si aggiungono ora quelli
della Spending Review e della Legge di Stabilità. Tagli verticali sono in atto nell'ambito dei servizi
sociali e sanitari.
Gli effetti di queste scelte già si traducono in effetti devastanti, anche nel nostro territorio.
Sulle famiglie si è scaricato l'onere di compensare la diminuzione delle risorse: ma le famiglie non
reggono più e già da tempo gridano inascoltate la loro impotenza e disperazione.
Decenni di battaglie a tutela dei diritti delle persone deboli rischiano di essere spazzati via in pochi
mesi: tutto questo non è degno di un Paese civile! Non è più possibile tacere!
IL SOCIALE È UNA RISORSA, UN BENE COMUNE CHE VA TUTELATO! IL SOCIALE E' DI TUTTI!
Lo gridano a gran voce gli operatori delle cooperative sociali che si appellano a tutti i cittadini e a
tutte le associazioni della Provincia di Vicenza.
A loro chiediamo di venire in piazza e nelle strade della città, al fianco delle persone in difficoltà e dei
loro familiari. Con loro chiederemo con forza un rilancio delle politiche sociali che vanno considerate
come un motore di sviluppo per il nostro Paese in grado di generare lavoro, solidarietà, coesione e
sostegno alle fasce più deboli.
Le risorse per garantire queste risposte ci sono e per questo chiediamo agli amministratori e ad ogni
persona di fare delle scelte precise e responsabili.
Oltre al rigore e alla crescita.... a questo Paese serve L'EQUITA'!!!!.
TU DA CHE PARTE STAI?
Vieni a dirlo con noi a Vicenza, in Piazza Esedra (Campo Marzo) alla manifestazione pubblica di
SABATO 1 DICEMBRE 2012
dalle 14.00 alle 17.00
TU DA CHE PARTE STAI?
Vieni a dirlo con noi a Vicenza, in Piazza Esedra (Campo Marzo) alla manifestazione pubblica di
SABATO 1 DICEMBRE 2012
dalle 14.00 alle 17.00
giovedì 22 novembre 2012
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
25 NOVEMBRE: GIORNATA
INTERNAZIONALE
CONTRO LA
VIOLENZA SULLE DONNE
A Vicenza manifesteremo il nostro
NO alla violenza sulle donne con un Presidio:
sabato 24 novembre 2012
dalle ore 18 alle ore 19
in Piazza delle Poste a Vicenza
L’Italia rincorre primati: quasi una donna ogni due giorni, dall’inizio
di questo 2012, è morta per mano di uomo. I nomi, l’età, le città cambiano, le
storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle.
Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità.
Invitiamo tutte e tutti i vicentini a partecipare.
domenica 4 novembre 2012
4 novembre
ricordare le vittime delle guerre
costruire la pace e la sicurezza
attraverso il Disarmo
nonviolenti.org
costruire la pace e la sicurezza
attraverso il Disarmo
nonviolenti.org
venerdì 2 novembre 2012
Pacem in terris
Cosa dice la Chiesa Cattolica sul disarmo?
dalla enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris (1963)
Disarmo
59. Ci è
pure doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente
più sviluppate si siano creati e si continuano a creare armamenti
giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale
altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli stessi
cittadini di quelle comunità politiche siano sottoposti a sacrifici
non lievi; mentre altre comunità politiche vengono, di conseguenza,
private di collaborazioni indispensabili al loro sviluppo economico e
al loro progresso sociale.
[...]
Per cui
giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la
corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente
gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e
si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci.
"Non si deve permettere — proclama Pio XII — che la sciagura di una guerra mondiale con le sue rovine economiche e sociali e le sue aberrazioni e perturbamenti morali si rovesci per la terza volta sull’umanità".
"Non si deve permettere — proclama Pio XII — che la sciagura di una guerra mondiale con le sue rovine economiche e sociali e le sue aberrazioni e perturbamenti morali si rovesci per la terza volta sull’umanità".
61. Occorre
però riconoscere che l’arresto agli armamenti a scopi bellici, la
loro effettiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione
sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad
un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti,
adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica:
il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge
sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la
vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia.
Noi riteniamo che si tratti di un obiettivo che può essere conseguito...
Noi riteniamo che si tratti di un obiettivo che può essere conseguito...
giovedì 25 ottobre 2012
24-30 Ottobre, Settimana internazionale per il Disarmo
Se vuoi la pace prepara la pace
Tutti gli anni le Nazioni Unite celebrano dal 24 al 30 ottobre la
"Settimana per il disarmo". La giornata di avvio della Settimana non è
casuale ma è il giorno in cui cade l'anniversario della fondazione delle
stesse Nazioni Unite, il 24 ottobre 1945. La "Settimana per il disarmo"
è stata istituita dal'Assemblea Generale nel 1978, con un documento
(Risoluzione S-10/2) nel quale si richiama l'attenzione di tutti gli
Stati sull'estrema pericolosità della corsa agli armamenti e si
incoraggiano a compiere gli sforzi per porvi fine e a sensibilizzare
l'opinione pubblica sull'urgenza del disarmo. 10 Tesi per il Disarmo (e
un'appendice importante).
sabato 20 ottobre 2012
Così votano i super ricchi d'America
da http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/17/usa-la-dittatura-dell-cosi.html
La dittatura dell' 1%
Così votano i super ricchi d'America
«I cinquantamila dipendenti e collaboratori del nostro gruppo possono soffrire le conseguenze, se vince un candidato che vuole imporre altre regole al business».
Così recita la lettera inviata dai fratelli David e Charles Koch a tutti i loro dipendenti. E si conclude con l' invito a votare per Mitt Romney. La famiglia Koch, a capo di un vasto conglomerato petrolchimico, controlla la seconda maggiore fortuna privata degli Stati Uniti. Le sue simpatie di destra sono note, ma è la prima volta che i Koch "diffidano" così apertamente i propri dipendenti dal votare democratico. Non sono i soli.
L'America «dell' un per cento», come la definì il celebre slogan di Occupy Wall Street, si è mobilitata per far vincere il suo candidato. E' la riscossa dell' oligarchia, che non accetta responsabilità per questa crisi e vuole consolidare i suoi privilegi. Altri imprenditori sono perfino più espliciti dei Koch.
leggi il resto qui
giovedì 11 ottobre 2012
11 ottobre 1962 ...
... inizia la prima sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II durante il pontificato di Giovanni XXIII.
giovedì 4 ottobre 2012
Giornata mondiale del rifiuto della miseria
La notte dei senza dimora a Vicenza
17 ottobre 2012, dalle 6 (pm) alle 6 (am)
Piazza delle poste
"Ogni anno spieghiamo chi sono i senza dimora. Dove sono. Che storie hanno. Come sostenerli. E dopo dormiamo con loro una notte. Una notte simbolo. Un momento di condivisione. Un’esperienza di protesta. Ogni anno ci rendiamo conto che al lavoro dei servizi sociali serve affiancare un lavoro culturale che ribalti i paradigmi, che umili gli stereotipi, che si schiacci i pregiudizi! Per questo è importante, anche per una sola notte, spiegare ai cittadini cosa significhi finire in strada. Perdere tutto. Restare soli".
A Vicenza lo facciamo con una festa di musica, danze e letture. Ma perché il messaggio sia forte e chiaro serve il contributo di tutti, di ognuno.
Vi aspettiamo!
http://www.facebook.com/#!/pages/Notte-dei-Senza-Dimora-citt%C3%A0-di-Vicenza/413005458756079
Angela Guglielmi
Referente "Giovani e stili di vita"
Caritas Diocesana Vicentina
342.5173672
17 ottobre 2012, dalle 6 (pm) alle 6 (am)
Piazza delle poste
"Ogni anno spieghiamo chi sono i senza dimora. Dove sono. Che storie hanno. Come sostenerli. E dopo dormiamo con loro una notte. Una notte simbolo. Un momento di condivisione. Un’esperienza di protesta. Ogni anno ci rendiamo conto che al lavoro dei servizi sociali serve affiancare un lavoro culturale che ribalti i paradigmi, che umili gli stereotipi, che si schiacci i pregiudizi! Per questo è importante, anche per una sola notte, spiegare ai cittadini cosa significhi finire in strada. Perdere tutto. Restare soli".
A Vicenza lo facciamo con una festa di musica, danze e letture. Ma perché il messaggio sia forte e chiaro serve il contributo di tutti, di ognuno.
Vi aspettiamo!
http://www.facebook.com/#!/pages/Notte-dei-Senza-Dimora-citt%C3%A0-di-Vicenza/413005458756079
Angela Guglielmi
Referente "Giovani e stili di vita"
Caritas Diocesana Vicentina
342.5173672
Il progresso è fallito... di Edgar Morin e Mauro Ceruti
da http://www.scienzesocialiweb.it/node/1481
Reagiamo: ora una nuova civiltà
Oggi si impone una vigorosa reazione atta a ricercare nuove convivialità, a ricreare uno spirito di solidarietà, a intessere nuovi legami sociali, a fare affiorare dalla nostra e dalle altre civiltà quelle fonti spirituali che sono state soffocate. Questa sfida deve essere integrata nella politica, che deve porsi il compito di rigenerarsi in una politica di civiltà. Le visioni della politica e dell’economia si sono basate sull’idea, che risale al settecento e all’ottocento, del progresso come legge ineluttabile della Storia. Questa idea è fallita. Soprattutto, è fallita l’idea che il progresso segua automaticamente la locomotiva tecno-economica. È fallita l’idea che il progresso sia assimilabile alla crescita, in una concezione puramente quantitativa delle realtà umane. Negli ultimi decenni la storia non va verso il progresso garantito, ma verso una straordinaria incertezza. Così oggi il progresso ci appare non come un fatto inevitabile, ma come una sfida e una conquista, come un prodotto delle nostre scelte, della nostra volontà e della nostra consapevolezza.
VEDI ALLA VOCE SVILUPPO
Altrettanto discutibile è la nozione tradizionale di sviluppo, definita in una prospettiva unilateralmente tecno-economica, ritenuta quantitativamente misurabile con gli indicatori di crescita e di reddito. Ha assunto come modello universale la condizione dei Paesi detti appunto «sviluppati», in particolare occidentali, alla quale si dovrebbero ispirare tutti gli altri Paesi del mondo (detti perciò «sotto-sviluppati» o «in via di sviluppo»). Così si è arrivati a credere che lo stato attuale delle società occidentali costituisca lo sbocco e la finalità della storia umana stessa, trascurando i tanti problemi drammatici, le tante miserie, i tanti sotto-sviluppi, non solo materiali, provocati dal perseguimento degli obiettivi di una crescita tecno-economica fine a se stessa. Ma le soluzioni che volevamo proporre agli altri sono diventate problemi per noi stessi. L'iperspecializzazione disciplinare ha frammentato il tessuto complesso dei fenomeni e ha modellato una scienza economica che non riesce a concepire e a comprendere tutto ciò che non è calcolabile e quantificabile: passioni, emozioni, gioie, infelicità, credenze, miserie, paure, speranze, che sono il corpo stesso dell’esperienza e dell’esistenza umana.
Oggi siamo chiamati a respingere quello che continua a essere in primo piano: la potenza della quantificazione contro la qualità, la dissoluzione della pluralità di dimensioni dell’esistenza umana a poche variabili, la razionalizzazione che è l’opposto della razionalità critica e che è il tentativo cieco di rifiutare tutto ciò che le sfugge e che non riesce a comprendere a prima vista. Uno dei tratti più nocivi di questi ultimi decenni è l’esasperazione della competitività, che conduce le imprese a sostituire i lavoratori con le macchine e, ove questo non accada, ad aumentare i vincoli sulla loro attività lavorativa. Allo sfruttamento economico, contro il quale hanno sempre lottato i sindacati, oggi si aggiunge un’ulteriore alienazione in nome della produttività e dell’efficienza. Abbiamo urgente bisogno di una politica di umanizzazione di quella che è ormai un’economia disumanizzata. CAMBIARE STRADA Se si vogliono seriamente realizzare gli obiettivi di «sostenibilità» e di «umanizzazione», non basta spianare la via con qualche levigatura: bisogna cambiare via. La necessità di cambiare via, naturalmente, non ci impone di ripartire da zero. Anzi, ci spinge a integrare tutti gli aspetti positivi che sono stati acquisiti nel nostro difficile cammino, anche e soprattutto nei Paesi occidentali, a cui dobbiamo i diritti umani, le autonomie individuali, la cultura umanistica, la democrazia. E tuttavia la necessità di cambiare via diventa sempre più urgente, nel momento in cui il dogma della crescita all’infinito viene messo drasticamente in discussione dal perdurare della crisi economica europea e mondiale, dai pericoli prodotti di certo sviluppo tecnico e scientifico, dagli eccessi della civiltà dei consumi che rendono infelici gli individui e la collettività.
Certamente, la crescita deve essere misurata in termini diversi da quelli puramente quantitativi del Pil, mettendo in gioco gli indicatori dello sviluppo umano. Ma la cosa più importante è superare la stessa alternativa crescita/decrescita, che è del tutto sterile. Si deve promuovere la crescita dell’economia verde, dell’economia sociale e solidale. Un imperativo ineludibile dei prossimi decenni è l’accelerazione della transizione dal dominio quasi assoluto delle energie fossili a un sempre maggiore sviluppo delle energie rinnovabili. Anche questa transizione impone di cambiare via, paradigma: dall’attuale paradigma imperniato su un sostanziale monismo energetico (le fonti di energia fossile) a un paradigma imperniato su un pluralismo energetico, nella cui prospettiva si deve sostenere simultaneamente la crescita di molteplici fonti rinnovabili di energia (solare, eolico, biogas, idroelettrico, geotermico...), che possono avere un valore non solo additivo ma moltiplicativo, se messe in rete e se condivise da ambiti internazionali sempre più ampi.
In questo senso, la realizzazione di un pluralismo energetico è indissociabile dalla realizzazione di una democrazia energetica: la condivisione energetica risulta un valore fondante delle politiche internazionali, su scala continentale come su scala globale. Nello stesso tempo si deve sostenere la decrescita dei prodotti inutili dagli effetti illusori tanto decantati dalla pubblicità, la decrescita dei prodotti che generano rifiuti ingombranti e non riciclabili, la decrescita dei prodotti di corta durata e a obsolescenza programmata. Si deve promuovere la crescita di un’economia basata sulla filiera corta, e promuovere la decrescita delle predazioni di tutti quegli intermediari che impongono prezzi bassi ai produttori e prezzi alti ai consumatori. E per imboccare una via nuova bisogna concepire una nuova politica economica che possa contrastare l’onnipotenza della finanza speculativa e mantenere nello stesso tempo il carattere concorrenziale del mercato. Nello stesso tempo, si rivela sterile anche l’alternativa globalizzazione/deglobalizzazione. Dobbiamo globalizzare e deglobalizzare in uno stesso tempo. Dobbiamo valorizzare tutti gli aspetti della globalizzazione che producono cooperazioni, scambi fecondi, intreccio di culture, presa di coscienza di un destino comune. Ma dobbiamo anche salvare le specificità territoriali, salvaguardare le loro conoscenze e i loro prodotti, rivitalizzare i legami fra agricoltura e cultura. Questo andrebbe di pari passo con una nuova politica nei confronti delle aree rurali, volta a contrastare l’agricoltura e l’allevamento iperindustrializzati, ormai divenuti nocivi per i suoli, per le acque, per gli stessi consumatori, e a favorire invece l’agricoltura biologica basata su stretti legami con il territorio.
Certo, quando parliamo dell’attuale fase della globalizzazione, non possiamo certo sottovalutare il fatto che Paesi solo poco tempo fa definiti sottosviluppati abbiano decisamente migliorato i loro livelli di vita: sotto questo aspetto le delocalizzazioni della produzione hanno sicuramente svolto un ruolo importante. Ma dinanzi all’eccesso di queste delocalizzazioni, e di conseguenza all’annientamento dell’industria europea, dobbiamo certamente prevedere interventi protettivi. Per quanto riguarda il destino particolare dell’Europa nell’età della globalizzazione, è decisivo il fatto che tutte le nazioni siano oggi diventate multiculturali. L’Italia stessa è entrata appieno in questo processo, anche se con un certo ritardo rispetto ad altre nazioni storicamente più ricche di legami con il mondo intero: Francia, Gran Bretagna, Olanda, Germania...
Le nuove diversità conseguenti alla globalizzazione si sono aggiunte alle diversità etniche e regionali tradizionalmente costitutive dei nostri paesi. Oggi non basta dire che la Repubblica è una e indivisibile, bisogna anche dire che è multiculturale. Concepire insieme unità, indivisibilità e multiculturalità significa far sì che l’unità eviti il ripiegamento delle singole culture su se stesse e nello stesso tempo riconoscere la diversità feconda di tutte le culture. Anche in questo caso dobbiamo superare le alternative rigide. Dobbiamo superare l’alternativa fra l’omologazione che ignora le diversità, che è stata la politica prevalente negli stati nazionali europei degli ultimi due secoli, e una visione del multiculturalismo come semplice giustapposizione delle culture. Per evitare la disgregazione delle nostre società abbiamo bisogno di riconoscere nell’altro sia la sua differenza sia la sua somiglianza con noi stessi. Rendere le diversità interne non un ostacolo, ma una ricchezza per la nazione: questo è un compito essenziale per la ricostruzione civile dell’Italia e di tutte le nazioni europee, nel momento in cui le sfide globali possono essere affrontate solo da società che siano nello stesso tempo aperte e coese.
UN NUOVO PENSIERO
Oggi il pensiero politico deve riformularsi sulla base di una diagnosi pertinente del momento storico dell’era planetaria che stiamo vivendo, deve concepire una via di civiltà, e deve di conseguenza trovare un percorso coerente sul piano nazionale, europeo, mondiale. Attualmente, siamo in una situazione contraddittoria: c’è un mondo che vuole nascere e che non riesce a nascere, e nel contempo questa nascita incipiente è accompagnata da uno scatenamento di forze di distruzione. Questa situazione contradditoria ci impone di superare anche un’altra falsa alternativa classica, basata sulla contrapposizione fra conservazione e rivoluzione. Dobbiamo fare nostra l’idea di metamorfosi, combinando insieme conservazione e rivoluzione. Questa metamorfosi ci appare ancora improbabile, anzi quasi inconcepibile. Ma questa constatazione a prima vista disperante comporta un principio di speranza, motivato dalla consapevolezza che ci viene dalla conoscenza delle grandi soglie della storia e dell’evoluzione umana. Sappiamo che le grandi mutazioni sono invisibili e logicamente impossibili prima della loro attuazione; sappiamo anche che esse compaiono quando i mezzi dei quali un sistema dispone sono divenuti incapaci di risolvere i suoi problemi all’interno del sistema stesso. Così siamo inclini a sperare che, pur ancora improbabile e inconcepibile, la metamorfosi non sia impossibile.
Fonte: Edgar Morin e Mauro Ceruti, L'Unità | 13 Settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
28 - 30 settembre: digiuno per la Pace
Verso l'apertura della
base Usa Dal Molin
base Usa Dal Molin
Il digiuno individuale avrà una durata variabile da uno a tre giorni.
I promotori ringraziano quanti vorranno accostarsi al gazebo/camper, anche per una breve sosta.
Gazebo e camper saranno in piazza Biade venerdì 28/9, al villaggio americano a Vicenza est sabato 29/9, nel piazzale di Monte Berico domenica 30/9...
I promotori ringraziano quanti vorranno accostarsi al gazebo/camper, anche per una breve sosta.
Gazebo e camper saranno in piazza Biade venerdì 28/9, al villaggio americano a Vicenza est sabato 29/9, nel piazzale di Monte Berico domenica 30/9...
- Venerdì 28 settembre
- Gazebo in piazza Biade/piazza dei Signori.
Conferenza stampa, incontro con le autorità (il Prefetto ha già confermato), un reading sugli "atti davvero straordinari del commissario Costa".
Un'installazione serale luminosa davanti alla Prefettura dalle 19,00.
Un incontro aperto all'aperto alle 20,15 con don Dario Vivian su "Una base da benedire? Condivisione di percorsi di impegno per... tener vivo un lutto".
- Gazebo in piazza Biade/piazza dei Signori.
- Sabato 29 settembre
- In via Da Vinci, nei pressi del Villaggio Americano (zona Vicenza est) incontri aperti all'aperto: ore 9,00.
Dopo lo strappo del Dal Molin: quale coesistenza fra americani e vicentini? Con Frank Gibson.
Ore 10,30 la viabilità al Dal Molin: proposte che nascono dal basso, con Valentina Dovigo e Giovanni Marangoni.
Ore 15,00 "Vicenza 2020": incontriamoci.
Condivisione di percorsi con gruppi e comitati per liberare il nostro territorio da oltre 60 anni di servitù militari.
- In via Da Vinci, nei pressi del Villaggio Americano (zona Vicenza est) incontri aperti all'aperto: ore 9,00.
- Domenica 30 settembre
- Piazzale di Monte Berico.
Installazione di AlbertoPeruffo: Ore 9,30 Vicenza come Gerusalemme: se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace.
Ore 15,30 Acqua un bene comune da preservare: lo stato della falda a Vicenza con una finestra sul Dal Molin, con Lorenzo Altissimo.
Ore 17,00 Incontro con i volontari dell'operazione colomba.
- Piazzale di Monte Berico.
c/o casa della pace – contrà porta nova 2 - Vicenza
e-mail perlapace@gmail.com
cell. 349-6147685 Paolo
cell. 339-1969310 Giovanni
pdf-1 pdf-2
lunedì 24 settembre 2012
giovedì 13 settembre 2012
11 settembre 2001 / 2012 - Corbett Report (doppiato in italiano)
Questo filmato, il Corbett Report, riassume in 5 minuti le principali
stranezze della versione ufficiale dell'11 settembre a cui nessuno ha
mai saputo dare risposta in 10 anni.
https://www.youtube.com/watch?v=RaNcYqgjwKc
https://www.youtube.com/watch?v=RaNcYqgjwKc
martedì 11 settembre 2012
Campagna contro il potenziamento di Site Pluto
lunedì 10 settembre 2012
11 settembre 2001
11 anni dopo
A 11 anni dagli attentati dell'11 settembre, questa data sia un'occasione di riflessione, di preghiera (per i credenti) e di azione:
- per ricordare le vittime innocenti di tutte le guerre e di tutti i terrorismi
- per denunciare tutti gli apparati militari-industriali i quali servano a garantire i privilegi di pochissimi contro l'umanità
- per testimoniare vivendo la nonviolenza e la solidarietà come uniche vie possibili per il futuro dell'umanità e una pacifica interazione fra i popoli
- per anticipare il Regno di Giustizia e Pace in cui crediamo in quanto cristiani.
Alcuni numeri sono oggi particolarmente preoccupanti:
- Le spese militari degli Stati Uniti d'America sono passate da 345,0 miliardi di dollari nel 2001 a 711,0 miliardi di dollari nel 2011 pari al 4,7% del loro PIL [1]
- In Afghanistan e in Iraq continuano a morire persone e la pace non sembra più vicina ... (2) (3) (4) (5)
- Aumenta il numero di suicidi fra i militari americani (6, 7)
- Aumenta il numero di morti uccisi dai droni, fra cui civili e bambini (8)
- Nel 2006 gli USA hanno venduto "armi" per 7,9 miliardi di dollari; nel 2011 gli USA hanno venduto "armi" per 66,3 miliardi di dollari [9] pari a quasi il 78% del totale di un mercato valutato globalmente 85,3 miliardi di dollari nel 2011.
Alcune ipotesi sconvolgenti sull'11 settembre sono ancora aperte: oltre 1700 fra architetti e ingegneri e altre migliaia di scienziati (10) chiedono commissioni di inchiesta indipendenti, come spiega questo video di 10 minuti (11) o il video completo che verrà mostrato sulla rete televisiva americana CPT - PBS (12).
Il magistrato Ferdinando Imposimato, già presidente della commissione Antimafia, Presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, sostiene che nei palazzi del World Trade Center erano collocati una serie di ordigni e che l'intelligence americana non avvisò l'Fbi: “In tal modo lasciarono che gli attentati avvenissero eseguiti l’11 settembre 2001”; pertanto sta preparando una denuncia al Tribunale internazionale penale dell’Aja (13,14,15).
Alla luce del Vangelo, della Dottrina (vedi ad es.) e dei Documenti della Chiesa (vedi ad es.), come cristiani e come cittadini non possiamo rimanere in silenzio.
venerdì 31 agosto 2012
Longare, Vicenza: la base americana Pluto diventa "mission training complex" ...
dal blog http://presenzalongare.blogspot.it/2012/08/la-base-americana-pluto-diventa-mission.html
"Mission Training Complex", in breve MTC, significa centro di addestramento per le "missioni", prima di essere inviati in "missione" ...
Il nome originario era "Battle Command Training Centers" (BCTC) cioè centri di addestramento per la battaglia ...
cambia il nome, così dice il sito http://www-bctc.army.mil/, ma "non la missione né la visione" ...
"L'infrastruttura, che sarà realizzata secondo criteri di ecosostenibilità, costerà complessivamente 26,2 milioni di dollari (21 milioni di euro), già messi a bilancio dagli Stati Uniti."dal sito http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/400801_la_base_americana_pluto_sar_ricostruita_con_21_milioni/?refresh_ce
... i cittadini di Vicenza, cosa ne pensano? noi del gruppo presenza a Longare:
Alla luce anche della situazione in Afghanistan e Iraq dopo anni di guerra e morte:
- questo "centro di addestramento alle missioni" è per il "bene comune", per un futuro migliore per l'umanità o serve innanzitutto gli interessi di quel complesso militare-industriale denunciato dallo stesso presidente Eisenhower nel 1961?
- e quanto costerà in termini di vite umane?
- o forse le vite umane sono irrilevanti ai fini della l'ecosostenibilità ?!
"Mission Training Complex", in breve MTC, significa centro di addestramento per le "missioni", prima di essere inviati in "missione" ...
Il nome originario era "Battle Command Training Centers" (BCTC) cioè centri di addestramento per la battaglia ...
cambia il nome, così dice il sito http://www-bctc.army.mil/, ma "non la missione né la visione" ...
"L'infrastruttura, che sarà realizzata secondo criteri di ecosostenibilità, costerà complessivamente 26,2 milioni di dollari (21 milioni di euro), già messi a bilancio dagli Stati Uniti."dal sito http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/400801_la_base_americana_pluto_sar_ricostruita_con_21_milioni/?refresh_ce
... i cittadini di Vicenza, cosa ne pensano? noi del gruppo presenza a Longare:
- siamo per la non violenza, per la conversione ad uso civile delle strutture militari USA sulla nostra terra
- ci troviamo ogni domenica dalle 10 alle 11 davanti a Site Pluto, da un po' di anni a questa parte ...
Alla luce anche della situazione in Afghanistan e Iraq dopo anni di guerra e morte:
- questo "centro di addestramento alle missioni" è per il "bene comune", per un futuro migliore per l'umanità o serve innanzitutto gli interessi di quel complesso militare-industriale denunciato dallo stesso presidente Eisenhower nel 1961?
- e quanto costerà in termini di vite umane?
- o forse le vite umane sono irrilevanti ai fini della l'ecosostenibilità ?!
Alla
luce del Vangelo e della Dottrina della Chiesa, come cristiani, abbiamo
qualcosa da dire? La militarizzazione di una intera città ci riguarda?
martedì 28 agosto 2012
7° Giornata per la Salvaguardia del Creato
Sabato 1 settembre 2012 sarà celebrata la 7° Giornata per la Salvaguardia del Creato, indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana
nel contesto di una comune e consolidata spiritualità ecumenica. Il
tema di quest’anno attiene alla costante attenzione nel cercare di
evitare disastri ambientali irreversibili: “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra ”.
leggi anche:
http://socialevicenza.blogspot.it/2012/07/educare-alla-custodia-del-creato-per.html
leggi anche:
http://socialevicenza.blogspot.it/2012/07/educare-alla-custodia-del-creato-per.html
lunedì 27 agosto 2012
gusti Berici 2012
gusti
Berici sabato 8 e Domenica 9 settembre 2012 a Lumignano
dietro il campo sportivo di Lumigano, comune di Longare, Vicenza
dietro il campo sportivo di Lumigano, comune di Longare, Vicenza
“Terre
emerse: altre economie possibili”
6ª edizione di “gusti Berici”
esposizione della produzione tipica, dell'economia e
del
consumo consapevole dei Berici.
mercoledì 22 agosto 2012
25 e 26 agosto: un'altra festa
carissim@
amic@ ti aspettiamo sabato 25 agosto e Domenica 26 agosto a
unALTRAfesta a Vicenza
due giorni al
Parco per la Pace di Vicenza ingresso Rugby
ti invitiamo a partecipare e a diffondere l'informazione
per i non vicentini possibilità di accoglienza
previa prenotazione: 338 7878893
Programma e informazioni
vai al blog
www.siamovicenza.blogspot.it
... in particolare:
dalla SIRIA a VICENZA passando per
ISRAELE
convegno sabato 25 agosto ore 17
BAGNO DI GONG
vibrazioni di cambiamento sabato 25 ore 21
GIOCHIAMO ASSIEME
proviamo
il rugby domenica 26 ore 16.30
BEPI DE MARZI
cantiamo
assieme una nota di pace domenica 26 ore 18.45
martedì 21 agosto 2012
lunedì 16 luglio 2012
Dal 6 al 9 agosto dalle 8 alle 11 per ricordare Hiroshima e Nagasaki
Alle
ore 8.15 del mattino del 6 agosto 1945 a Hiroshima fu sganciata la
prima bomba atomica. Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945 a Nagasaki alle
ore 11.02 del mattino un’altra bomba atomica fu fatta esplodere.
giovedì 9 agosto dalle ore 8.00 alle ore 11.00 nel giorno di Nagasaki
ci diamo appuntamento davanti ai cancelli della base USA “Site Pluto”
base
in territorio italiano ma sotto controllo USA, situata nel comune di
Longare, Vicenza, avamposto delle guerre di aggressione in Afghanistan e
Iraq, a difesa non nostra ma degli interessi economici USA nel Vicino
Oriente e in Africa (Vicenza è sede di AFRICOM), a difesa dei privilegi di una piccolissima parte della
popolazione, l'1%
martedì 7 agosto dalle ore 8.00 alle ore 11.00 alla alla rotonda di viale Ferrari, in prossimità della nuova base USA Dal Molin
mercoledì 8 agosto dalle ore 8.00 alle ore 11.00 davanti alla base USA caserma Ederle
il Gruppo presenza a Longare “Francesco Scalzotto”
Una occasione per ricordare tutte le vittime di tutte le guerre del passato e del presente, per riflettere sul fatto che nessuna guerra attuale (comprese quelle a "bassa intensità", e molte cosiddette "missioni di pace") è moralmente accettabile, per denunciare che in questi conflitti soffrono innanzitutto le popolazioni.
Una occasione per ricordare tutte le vittime di tutte le guerre del passato e del presente, per riflettere sul fatto che nessuna guerra attuale (comprese quelle a "bassa intensità", e molte cosiddette "missioni di pace") è moralmente accettabile, per denunciare che in questi conflitti soffrono innanzitutto le popolazioni.
sabato 7 luglio 2012
"Chiamiamola Tortura"
da http://www.osservatorioantigone.it/index.php?option=com_chronocontact&Itemid=77
associazione Antigone
firma la petizione
firma la petizione
associazione Antigone
associazione Antigone
firma la petizione
In Italia la tortura non è reato. In assenza del crimine di tortura non resta che l’impunità.
La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti.
Sono venticinque anni che l’Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura all’interno degli ordinamenti dei singoli Paesi.
Quanto accaduto nel 2001 alla scuola Diaz ha ricordato a tutti che la tortura non riguarda solo luoghi lontani ma anche le nostre grandi democrazie. Il caso di Stefano Cucchi, la recente sentenza di un giudice di Asti e tanti altri episodi dimostrano che riguarda anche l’Italia.
Per questo chiediamo al Parlamento di approvare subito una legge che introduca il crimine di tortura nel nostro codice penale, riproducendo la stessa definizione presente nel Trattato Onu. Una sola norma già scritta in un atto internazionale. Per approvarla ci vuole molto poco.
La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti.
Sono venticinque anni che l’Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura all’interno degli ordinamenti dei singoli Paesi.
Quanto accaduto nel 2001 alla scuola Diaz ha ricordato a tutti che la tortura non riguarda solo luoghi lontani ma anche le nostre grandi democrazie. Il caso di Stefano Cucchi, la recente sentenza di un giudice di Asti e tanti altri episodi dimostrano che riguarda anche l’Italia.
Per questo chiediamo al Parlamento di approvare subito una legge che introduca il crimine di tortura nel nostro codice penale, riproducendo la stessa definizione presente nel Trattato Onu. Una sola norma già scritta in un atto internazionale. Per approvarla ci vuole molto poco.
associazione Antigone
domenica 1 luglio 2012
1° settembre 2012: “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”
Messaggio per la 7ª Giornata per la salvaguardia del creato
1. La Giornata per la
salvaguardia del creato: lode e riconciliazione
Celebrare la Giornata per la salvaguardia del creato significa,
in primo luogo, rendere grazie al Creatore, al Dio Trino che dona ai suoi figli
di vivere su una terra feconda e meravigliosa.
La nostra celebrazione non può, però,
dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite
solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo
amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe
perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta
nella bellezza nel creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso,
proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche riconciliarsi quando ci
accorgiamo di averlo violato.
La
riconciliazione parte da un cuore che
riconosce innanzi tutto le proprie ferite e vuole sanarle, con la grazia del
Signore, nella conversione e nel gesto gratuito della confessione sacramentale.
Quindi si fa anche riconciliazione con il creato, perché il mondo in cui
viviamo porta segni strazianti di peccato e di male causati anche dalle nostre
mani, chiamate ora a ricostituire mediante gesti efficaci un’alleanza troppe
volte infranta.
Questo è lo
scopo del messaggio che vi inviamo, carissimi fratelli e sorelle, come Vescovi
incaricati di promuovere la pastorale nei contesti sociali e il cammino ecumenico,
in un fecondo intreccio che ci vede vicini e ci impegna tutti. Nella condivisione
della lode e della responsabilità per la custodia del creato, il mese di
settembre sta diventando per tutte le Confessioni cristiane una rinnovata
occasione di grazia e di purificazione. Anche di questo rendiamo grazie al
Signore.
La nostra
riflessione raccoglie le tante sofferenze sperimentate, in questo anno, da
numerose comunità, segnate da eventi luttuosi. Pensiamo alle immense ferite
inflitte dal terremoto nella Pianura Padana. Mentre riconosciamo la nostra
fragilità, cogliamo anche la forza della nostra gente, nel voler ad ogni costo
rinascere dalle macerie e ricostruire con nuovi criteri di sicurezza. Pensiamo
alle alluvioni che hanno recato lutti e distruzioni a Genova, nelle Cinque
Terre, in Lunigiana e in vaste zone del Messinese. Nel pianto di tutti questi
fratelli e sorelle sentiamo il lutto della terra, cui la stessa Sacra Scrittura fa riferimento, e che coinvolge
tristemente anche gli animali selvatici, gli uccelli del cielo e i pesci del
mare (cfr Os 4,3). È significativo, in proposito, che il 9 ottobre sia
stato dichiarato dallo Stato italiano “Giornata in memoria delle vittime dei
disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo”.
2. Una storia di guarigione e responsabilità
La guarigione
nasce da un cuore che ama, che si fa vicino all’altro per essere insieme
liberati nella verità e condividere la vita. È la logica dell’educazione alla
“vita buona del Vangelo” che le nostre Chiese stanno percorrendo in questo
decennio.
Ce lo ricorda
anche la storia biblica di Giuseppe (cfr Gen 37-49), venduto dai fratelli per rivalità e gelosia. La sua vicenda
contiene un concreto itinerario di guarigione da parte di Dio delle ferite, sia
quelle del cuore che quelle della terra. Giuseppe è gettato nel pozzo, gridando
la sua innocenza, ma non è ascoltato dai fratelli. A prestare ascolto al suo gemito
sarà Dio stesso, che ha cuore di padre. Giuseppe diventerà il viceré d’Egitto,
attuando una intelligente politica agraria. Nella precarietà della crisi che si
abbatte sul paese, resa visibile dalle vacche magre e dalle spighe vuote, immagini
di forte suggestione anche per il momento attuale, la relazione del popolo con
la terra sarà sanata proprio grazie alla lungimiranza e alla responsabilità per
il bene comune dimostrata da Giuseppe, figura emblematica della Sapienza donata
da Dio a Israele.
Egli, inoltre,
pensa in termini di riconciliazione e non di vendetta quando si vede davanti i
suoi fratelli, che lo hanno tradito e venduto. Se li mette alla prova con severità,
è per cogliere l’autenticità del legame che li unisce al padre Giacobbe,
verificando così la radice di ogni guarigione, interiore ed esteriore. Dopo aver
constatato che il padre resta il premuroso e insostituibile punto di
riferimento, egli rivela la sua identità, in un pianto liberatorio che diviene
accoglienza fraterna e futuro di benessere in una terra e in un cuore
riconciliati in saggezza e verità. Giuseppe stesso esce trasformato da questo
perdono: egli diviene consapevole dell’agire misericordioso di Dio verso gli
uomini.
Quello di
Giuseppe, dunque, è l’itinerario biblico che proponiamo, perché possa essere di
luce e di speranza, durante questo faticoso ma liberante cammino di
benedizione.
3. Educare all’alleanza tra l’uomo e la terra
A noi, come Chiese
in Italia, in sintonia con tante Chiese nel mondo, spetta proprio questo
compito: riportare il cuore della nostra gente dentro il cuore stesso di Dio,
Padre di tutti, che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa
piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt
5,45). Solo se diventerà primaria la coscienza di una universale fraternità, potremo
edificare un mondo in cui condividere le risorse della terra e tutelarne le
ricchezze. Ciò si accompagna alla comprensione che la creazione ci è donata da
Dio, che essa stessa si fa percorso verso Dio e ci fa sperimentare il dialogo tra
di noi nella verità, come fratelli che hanno riconosciuto la paternità gratuita
di Dio.
Si legge,
infatti, nel messaggio scaturito dall’ultimo Forum Europeo Cattolico-Ortodosso,
tenutosi a Lisbona nello scorso giugno: «Non è più possibile dilapidare le
risorse del creato, inquinare l’ambiente in cui viviamo come stiamo facendo. La
vocazione dell’uomo è di essere il custode e non il predatore del creato. Oggi
si deve essere consapevoli del debito che abbiamo verso le generazioni future
alle quali non dobbiamo trasmettere un ambiente degradato e invivibile» (n. 11).
È nella Bibbia
che incontriamo la grande prospettiva dell’alleanza tra Dio e la sua creazione, in una reciprocità da riconoscere
davanti a luoghi dove la bellezza esteriore si è fatta segno di una bellezza
interiore – pensiamo, ad esempio, ai tanti siti dove i monaci custodiscono il creato
– ma anche davanti ai tristi scempi dell’ambiente naturale, provocati dal
peccato degli uomini, evidente soprattutto nelle azioni della criminalità mafiosa.
Tra ecologia
del cuore ed ecologia del creato vi è infatti un nesso inscindibile, come ricorda
Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate:
«L’uomo interpreta e modella l’ambiente naturale mediante la cultura, la quale
a sua volta viene orientata mediante la libertà responsabile, attenta ai
dettami della legge morale» (n. 48). L’ambiente naturale non è una materia di cui disporre a piacimento, «ma
opera mirabile del Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità
e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario. Oggi molti
danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte» (ivi), come quelle che riducono la natura
a un semplice dato di fatto o, all’opposto, la considerano più importante della
stessa persona umana.
Ci viene
chiesto, perciò, di annunciare queste verità con crescente consapevolezza,
perché da esse potrà sgorgare un concreto e fedele impegno di guarigione dell’ambiente
calpestato. Si tratta di un compito che appartiene alla sollecitudine educativa
delle comunità cristiane e offre l’occasione per catechesi bibliche, momenti di
preghiera, attività di pastorale giovanile, incontri culturali. È una responsabilità che appartiene anche ai
docenti, in particolare agli insegnanti di religione: essa potrà essere
intensivamente richiamata nel mese di settembre, dedicato in modo speciale al creato
e tempo di ripresa della scuola.
Ritessere l’alleanza tra l’uomo e il creato significa
anche affrontare con decisione i problemi aperti e i nodi particolarmente
delicati, che mostrano quanto ampie e complesse siano le questioni legate
all’intreccio tra realtà ambientale e comunità umana. Accanto all’annuncio, infatti,
è necessaria anche la denuncia di ciò che viola per avidità la sacralità della vita
e il dono della terra. Proprio in questi mesi è venuta all’attenzione dei media la questione dell’eternit a Casale Monferrato, con i gravi
impatti sulla salute di tanti uomini e donne, che continueranno a manifestarsi
ancora per parecchi anni. Un caso emblematico, che evidenzia lo stretto
rapporto che intercorre tra lavoro, qualità ambientale e salute degli esseri
umani. L’attenzione vigilante per tale drammatica situazione e per i suoi
sviluppi deve accompagnarsi alla chiara percezione che l’amianto è solo uno dei
fattori inquinanti presenti sul territorio. Vi sono anzi aree nelle quali
purtroppo la gestione dei rifiuti e delle sostanze nocive sembra avvenire nel
più totale spregio della legalità, avvelenando la terra, l’aria e le falde
acquifere e ponendo una grave ipoteca sulla vita di chi oggi vi abita e delle
future generazioni.
Mentre esprimiamo una volta di più quella solidarietà
partecipe, che si è già manifestata in numerosi gesti di condivisione, desideriamo
proporre una riflessione tesa a cogliere in tali accadimenti alcuni elementi
che la stessa forza dell’emergenza rischia di lasciare sullo sfondo, impedendo
di percepirne tutta la rilevanza. Occorre invece saper leggere i segni dei
tempi, scoprendo – nella luce della fede – quegli inviti a riorientare
responsabilmente il nostro cammino che essi portano in sé.
Annunciare
la verità sull’uomo e sul creato e denunciare le gravi forme di abuso si
accompagna alla messa in atto di scelte e gesti quali stili di vita intessuti
di sobrietà e condivisione, un’informazione corretta e approfondita,
l’educazione al gusto del bello, l’impegno nella raccolta differenziata dei
rifiuti, contro gli incendi devastatori e nell’apprendistato della custodia del
creato, anche come occasioni di nuova occupazione giovanile.
4. Per
una Chiesa custode della terra
Vivere il territorio come un bene comune è un’esigenza
di vasta portata, che richiama anche le comunità ecclesiali a una presenza vigilante.
Il territorio, infatti, è davvero tale quando abitato da un soggetto
comunitario che se ne prenda realmente cura e la presenza capillare del tessuto
ecclesiale deve esprimere anche un impegno in tal senso. Abbiamo bisogno di una
pastorale che ci faccia recuperare il senso del “noi” nella sua relazione alla
terra, in una saggia azione educativa, secondo le prospettive degli Orientamenti
pastorali Educare alla vita buona del
Vangelo. Prendersi cura del territorio, del resto, significa anche
permettere che esso continui a produrre il pane e il vino per nutrire ogni uomo
e che ogni domenica offriamo come “frutti della terra e del nostro lavoro” a
Dio, Padre e Creatore, perché diventino per noi il Corpo e il Sangue del Suo
amatissimo Figlio.
Per questo invitiamo con forza a tornare a riflettere
sul nostro legame con la terra e, in particolare, sul rapporto che le comunità
umane intrattengono col territorio in cui sono radicate. Si tratta di una
realtà complessa e ricca di significati, che spesso rimanda a storie di
relazioni e di crescita comune, in cui la città degli uomini e delle donne
rivela il suo profondo inserimento in un luogo e in un ambiente. Il territorio
è sempre una realtà naturale, con una dimensione biologica ed ecologica, ma è
anche inscindibilmente cultura, bellezza, radicamento comunitario, incontro di
volti: una densa realtà antropologica, in cui prende corpo anche il vissuto di
fede.
I santi ci
insegnano con chiarezza la strada da seguire, come san Bernardino da Siena, che
mentre poneva al vertice della sua opera pastorale il nome di Gesù, davanti al
quale tutti i ginocchi si piegano in adorazione, si adoperava per rafforzare i
Monti di pietà e i Monti frumentari, segni di una rinascita che dà al denaro il
giusto valore, diventando anche precursore di quella “economia di fiducia” che
sola può guarire le ferite della nostra crisi, causata da avidità e insipienza.
Le stesse mani
dell’uomo, sostenute e guidate dalla forza dello Spirito, potranno così guarire
e risanare, in piena riconciliazione, il creato ferito, a noi affidato dalle
mani paterne di Dio, guardando con responsabilità educativa alle generazioni future,
verso cui siamo debitori di parole di verità e opere di pace.
Roma, 24
giugno 2012
Solennità della
Natività di San Giovanni Battista
La Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il
lavoro,
la giustizia e la pace
|
La Commissione Episcopale
per l’ecumenismo e il
dialogo
|
martedì 26 giugno 2012
venerdì 22 giugno 2012
domenica 27 maggio 2012
primolunedìdelmese
Incontro n. 109 - Progetto Laboratori di cittadinanza glocale
lunedì 4 giugno 2012 ore 20:45
presso la Cooperativa Insieme, via B. Dalla Scola 253, Vicenza
- Parcheggio adiacente. Si raccomanda puntualità ! -
Crisi etica e sociale, recessione, deindustrializzazione.
Territorio e rappresentanze: frane, smottamenti e terremoti politico-elettorali.
Nord/Est e Nord/Ovest: vecchi conflitti e nuove alleanze economiche.
Antipolitica, populismi, movimenti e partiti.
In breve, la "questione settentrionale", oggi.
ne parliamo con
Roberto Biorcio
Docente di Scienza della Politica all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Autore di numerosi libri, saggi e articoli su partecipazione politica, partiti, movimenti sociali,
comportamento elettorale, capitale sociale, metodi e tecniche della ricerca sociale...
lunedì 4 giugno 2012 ore 20:45
presso la Cooperativa Insieme, via B. Dalla Scola 253, Vicenza
- Parcheggio adiacente. Si raccomanda puntualità ! -
Nord <--> Italia
Crisi etica e sociale, recessione, deindustrializzazione.
Territorio e rappresentanze: frane, smottamenti e terremoti politico-elettorali.
Nord/Est e Nord/Ovest: vecchi conflitti e nuove alleanze economiche.
Antipolitica, populismi, movimenti e partiti.
In breve, la "questione settentrionale", oggi.
ne parliamo con
Roberto Biorcio
Docente di Scienza della Politica all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Autore di numerosi libri, saggi e articoli su partecipazione politica, partiti, movimenti sociali,
comportamento elettorale, capitale sociale, metodi e tecniche della ricerca sociale...
mercoledì 23 maggio 2012
Difesa: "spending review" o "spendi di più" ?
Tavola per la Pace
Difesa: Non è “spending review"
17 maggio 2012 (dalla Tavola della Pace) - Finalmente si taglia. I cacciabombardieri F35 passano da 131 a 90. I soldati passano da 190.000 a 150.000. Uno sente queste cose e pensa: finalmente si tagliano le spese militari. E invece no. Quella del ministro Di Paola è una "riforma" che comporterà l’aumento della spesa pubblica e delle spese militari. Altro che scure sulla Difesa. Altro che "spending review"! Questa è una "spendi di più". Sottoposto a una fortissima pressione morale ed economica, il ministro della Difesa ha dovuto annunciare la revisione di tutti i programmi di armamento delle forze armate e dell’intero apparato militare. Per ottemperare a questo impegno il ministro ha depositato al Senato un disegno di legge con il titolo "Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale". Cosa dice il ministro? Non c’è alcun bisogno di ridefinire il modello di difesa, perderemmo solo un sacco di tempo. Il Parlamento deve solo delegarci e noi taglieremo dappertutto: spese, personale, caserme, sprechi, armamenti. Alla fine avremo delle FFAA più efficaci ed efficienti "senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, neppure nella fase iniziale del processo". Meglio di così? Dov’è il problema? Di problemi non ce n’è uno ma molti.
Ecco un primo elenco.
1. Il progetto comporta non una riduzione ma un aumento della spesa pubblica. Il ministro vuole liberarsi di circa 33.000 militari scaricando il loro costo sulle altre amministrazioni dello stato. Allo stesso tempo pretende di mantenere inalterato il bilancio a sua disposizione. Ma se il saldo della Difesa resta invariato vuol dire che aumenterà la spesa degli altri ministeri.
2. Il progetto comporta non una riduzione ma un aumento della spesa militare. Il principio-guida è: meno soldati più armi. Ci teniamo gli stessi soldi, riduciamo il personale e investiamo i "risparmi" per comprare nuove armi.
3. Anche la vendita delle infrastrutture militari da dismettere non porterà alcun beneficio al bilancio dello stato o alle comunità locali ma dovrà contribuire ad aumentare il bilancio della difesa.
4. Per incassare altri soldi il ministro pretende inoltre di essere autorizzato a svendere direttamente ad altri paesi le armi di cui si vuole sbarazzare, magari per poi dire che gliene servono di nuove. Di più. Molto di più. Con la riforma il ministro della difesa potrà impegnarsi personalmente nella vendita di armi italiane nel mondo cancellando d’un botto tutte le ipocrisie che circondano l’intreccio tra i militari e l’industria degli armamenti.
5. Il ministro ha le idee chiare anche in materia di protezione civile. Non importa quale sia la minaccia da fronteggiare: ogni intervento di protezione civile delle FFAA dovrà essere pagato (dai comuni?) a piedilista direttamente al ministero della Difesa.
6. Un’altra pretesa del ministro Di Paola si chiama "flessibilità gestionale di bilancio". Come a dire: voi dateci i soldi, poi decidiamo noi come spenderli. Visto le performance del passato c’è da giurare che non si faranno mancare nulla. Ieri le maserati e domani?
7. Con la stessa spudoratezza il ministro pretende di gestire tutto il delicatissimo capitolo della riduzione del personale militare e civile. Per liberarsi di questo "peso" senza troppi problemi, il ministro pretende che ai suoi uomini non venga applicata la riforma delle pensioni appena approvata, che si adottino trattamenti di favore per il trasferimento dei militari in altre amministrazioni pubbliche, negli enti locali e persino nelle municipalizzate e si estendano alcuni privilegi oggi negati a tutti gli altri.
8. Il piano presentato dal ministro è estremamente vago e difficilmente realizzabile. Ci costringe a impegnare centinaia di miliardi di euro da qui al 2024 senza alcuna garanzia di successo. Tant’è che tra le tante pretese c’è anche quella di prorogare annualmente il termine entro cui realizzare la riforma. Se non basteranno 10 anni, la faremo in 11, 12, 13,... Ma questa è la riforma della repubblica delle banane!
Di fatto il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola pretende una delega in bianco che gli consentirà di continuare a comprare armi costosissime utili solo a coinvolgere l’Italia in nuove guerre ad alta intensità, di rafforzare l’oscuro mix di interessi che lega la Difesa all’industria militare, di difendere i privilegi della casta militare e di tenere in piedi un carrozzone anacronistico ma molto utile alla mala politica. Impediamoglielo!
P.S. Come mai il disegno di legge delega è stato presentato solo dal Ministro della Difesa? Perché non è stato concordato con gli altri ministri? Perché non c’è la firma del Presidente del Consiglio dei ministri?
Info: Ufficio Stampa Tavola della Pace:
Amelia Rossi cell. 335/1401733 Tel. +39 075 5734830 Fax +39 075 5739337
email: stampa@perlapace.it - sito: www.perlapace.it
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