lunedì 29 febbraio 2016

I droni armati USA partivano già da Sigonella verso la Libia...

dalla pagina http://it.sputniknews.com/opinioni/20160225/2166309/italia-usa-droni-sigonella-guerra.html

Antonio Mazzeo
Intervista di Tatiana Santi ad Antonio Mazzeo, giornalista da tempo impegnato nei temi della pace e della militarizzazione

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— Quindi i droni armati americani partivano già da Sigonella verso la Libia?

Operavano già da tempo, è confermato dagli Stati Uniti d'America nella primavera del 2011. Hanno già pubblicato anni orsono un dossier che è stato prodotto per il parlamento italiano dal Centro Studi Strategici italiani, che faceva espresso riferimento, cosa mai smentita, ad un accordo bilaterale sottoscritto nell'inverno del 2013 tra l'Italia e gli Stati Uniti. L'accordo consentiva il dislocamento a Sigonella fino a 6 Predator, cioè i droni killer di cui si parla oggi per operare sullo scacchiere africano, non soltanto nel conflitto libico, parliamo anche dell'Africa Sub sahariana, il Niger, il Mali, il Corno d'Africa, dove da anni vengono effettuati veri e propri bombardamenti con i droni. Quindi purtroppo non si tratta di una novità. Oramai Sigonella è un vero e proprio trampolino per operazioni di attacco, distruzione e ovviamente di morte.

— Queste informazioni arrivano agli italiani d'oltreoceano, come dal Wall Street Journal. I negoziati tra Italia e Stati Uniti sui droni armati in realtà duravano da mesi. Perché il governo italiano non ne ha parlato, non c'è stato un dibattito?

— Non è neanche questa una novità. In tutta la storia del processo di militarizzazione e delle strutture militari concesse agli americani, le informazioni venivano dall'estero. Ho pubblicato centinaia di articoli, sempre ed esclusivamente le mie fonti sono state le informazioni ufficiali del governo statunitense, del Pentagono. Non c'è mai stata una comunicazione in parlamento.

I cittadini italiani sono stati privati del loro diritto di informazione, perché non sanno che cosa succede sul territorio italiano. La cosa più grave a mio avviso e che rappresenta di fatto una violazione profonda della Costituzione italiana è che l'informazione riguardante l'uso di basi militari in Italia date in concessione agli americani di fatto è un argomento su cui anche in Parlamento c'è il silenzio assoluto.
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— Le missioni con i droni armati verso la Libia di cui si parla oggi, secondo lei sono il preludio di una guerra con la partecipazione dell'Italia?

— Credo basti vedere cos'è successo dalla prima guerra del Golfo ad oggi. Tutte le guerre sul campo con la presenza massiccia di forze statunitensi sono sempre state preparate attraverso una serie di bombardamenti. Le guerre moderne prevedono una prima fase della distruzione di obiettivi sia di tipo militare sia di infrastrutture strategiche come i ponti e le ferrovie. Il momento in cui metti in ginocchio il sistema economico militare a quel punto partono le operazioni di terra. È successo nella prima guerra del Golfo, in Iraq, è successo con caduta di Saddam Hussein, poi in Afghanistan, nei Balcani e in Libia nel 2011. L'intensificarsi dei bombardamenti precede il prossimo passo, tra l'altro richiesto dall'amministrazione Obama, ovvero sia della presenza sul campo di forze terrestri. Stupidamente l'Italia si propone come il Paese che dovrebbe guidare quest'eventuale coalizione. Su questo Renzi non nasconde la sua volontà di proiettare l'Italia molto più direttamente in questo conflitto libico.