giovedì 29 settembre 2016

primolunedìdelmese in vista del prossimo Referendum

primolunedìdelmese 
anno XIX, n. 144
3 Ottobre 2016, ore 20:30
salone Cooperativa Insieme, via Dalla Scola 253, Vicenza
Parcheggio adiacente. Le persone disabili sono pregate di contattarci per le indicazioni del caso.
In apertura dell'incontro, importanti avvisi e aggiornamenti: anche per questo, raccomandiamo puntualità!
Riforma costituzionale
sotto la lente
Il quesito referendario su cui saremo presto chiamati ad esprimerci è senza dubbio cruciale: la Costituzione è - o dovrebbe essere - la Magna Carta che tiene insieme una nazione, quella “cosa” in cui un popolo si riconosce indipendentemente dai suoi orientamenti politici su tutte le altre materie. Per questo, è auspicabile che il tema sia sentito come di vitale importanza da tutti.

Altrettanto comprensibile è che esso si presti a molteplici commenti, interpretazioni, analisi, come pure, spesso, a polemiche, tensioni e persino ingerenze, che però vanno aldilà dello specifico oggetto referendario e che, anzi, rischiano di oscurarlo o, quanto meno, lasciarlo sullo sfondo.

Quali sono, dunque, e quanti sono gli articoli della Costituzione modificati dal Parlamento? Cosa dicono e, pure, cosa non dicono? Qual è la ratio che sottende le modifiche proposte? Quale Italia si sveglierà il giorno dopo il voto?

Nel rispetto di tutte le opinioni al riguardo, proponiamo una serata informativa, da un lato, e di confronto nel merito, dall'altro; com'è nel nostro stile, un servizio alla cittadinanza, volto alla comprensione della posta in gioco.

Marco Cantarelli e Vladimiro Soli, del coordinamento del primolunedìdelmese, faciliteranno il compito (speriamo!), anche con il ricorso alla multimedialità.

Vi aspettiamo numerosi, g
razie dell'attenzione e cari saluti!

Marco Cantarelli,  coordinatore pldm

martedì 27 settembre 2016

UE: non investire nelle armi

dalla pagina https://act.wemove.eu/campaigns/ue-non-investire-nelle-armi?utm_campaign=20160923_IT


Petizione

Impedisci l’inclusione della ricerca per l’industria bellica nel nuovo budget dell’UE. Nessuna sovvenzione europea dovrebbe andare alla tecnologia militare. I finanziamenti per la ricerca dovrebbero essere destinati a progetti che sviluppano modi non violenti per prevenire e risolvere i conflitti ed in particolare per affrontare le cause alla radice dell’instabilità. 

Perché è importante?

Vogliamo tutti vivere in un mondo pacifico ed è per questo che è stata creata l’Unione europea.
Ma la Commissione europea, sotto la forte pressione dell’industria bellica, sta ora progettando di stanziare migliaia di milioni di euro di denaro pubblico per sviluppare una tecnologia militare avanzata per la prima volta da quando esiste l’Unione [1].
Anche se viene presentata come una misura di ‘difesa’, la verità è che lo scopo di questi sussidi è di preservare la competitività dell’industria bellica e la sua capacità di esportare all’estero, anche in paesi che contribuiscono all’instabilità e che prendono parte a conflitti letali, come l’Arabia Saudita [2].
Mercoledì, i membri del Parlamento europeo voteranno per concedere o negare i soldi dell’UE all’industria bellica. È una questione molto controversa e molti, ancora indecisi, saranno più aperti ad ascoltare te, il loro elettorato, e questo significa che possiamo influenzare il voto. Per avere il massimo impatto consegneremo presto la petizione, ma questo ci dà solo due giorni per raccogliere più firme possibili. 
Dopo diversi anni di lavoro costante dietro le quinte, la lobby dell’industria bellica ha raccolto il sostegno di alcuni paesi europei e funzionari delle istituzioni per essere aiutata a perorare la causa per i sussidi pubblici sotto forma di ‘ricerca’.
La Commissione europea ha fatto il primo passo e consigliato che il nuovo budget dell’UE includa dei sussidi per l’innovazione delle armi. Questo è solo l’inizio, l’obiettivo a lungo termine è di istituire un programma dal valore di 3,5 miliardi di euro. Questo si tradurrà necessariamente in tagli drastici a scapito di altre priorità di spesa, dal momento che un aumento in un’area significa un taglio in un’altra.

Ma abbiamo ancora una possibilità per evitare che i contribuenti europei paghino per alimentare dei conflitti letali. Diciamo ai membri del Parlamento europeo che vogliamo che votino per la pace e non per sovvenzionare le armi.

In partenariato con la Rete europea contro il commercio delle armi (ENAAT)

Per firmare vai alla pagina  
https://act.wemove.eu/campaigns/ue-non-investire-nelle-armi?utm_campaign=20160923_IT

lunedì 26 settembre 2016

“Ponti non muri”: il 28 settembre l’incontro col rabbino Jeremy Milgrom

click per ingrandire
Pace, giustizia, diritti, dialogo interreligioso a partire dalla testimonianza del cofondatore dei “Rabbini per i diritti umani”

Un’occasione privilegiata di incontro e confronto con un testimone autorevole sui temi del dialogo interreligioso: il rabbino Jeremy Milgrom sarà ospite mercoledì 28 settembre alle ore 20.45 presso il Centro Culturale San Paolo a Vicenza (Viale Ferrarin, 40), per condividere il suo impegno instancabile nella ricerca di nuovi percorsi di pace e comunicazione tra israeliani e palestinesi.

“Ponti non muri. Rabbini per i diritti umani” è il titolo della serata, in cui Jeremy Milgrom sarà introdotto da Federica Cacciavillani (suora orsolina e presidente di Presenza Donna) e William Jourdan (pastore della Chiesa Evangelica Metodista di Vicenza).

Americano di origine, rabbi Jeremy Milgrom si trasferisce in Israele nel 1968, spinto dal desiderio di approfondire i suoi studi biblici. Sentendolo come un atto dovuto nei confronti della patria che l’aveva adottato, decide di arruolarsi nell’esercito israeliano, dove però conosce solo il senso di isolamento e il dolore per la perdita dei suoi amici. Dopo questa esperienza sceglie di dedicare la sua vita all’impegno per i diritti umani e per la pace in Medio Oriente: nel 1988 è cofondatore del movimento Rabbini per i diritti umani, impegnato soprattutto per i diritti dei palestinesi e delle fasce più deboli della società israeliana.

Pioniere nel dialogo interreligioso, rabbi Jeremy è stato anche il primo inviato a portare il messaggio di “Peace Now” (storico movimento israeliano) alla comunità ebraica e ha fondato, insieme al reverendo anglicano palestinese Shehadeh Shehadeh, l’associazione Religiosi per la pace.

In questo lungo cammino verso la pace, uno degli aspetti più significativi che rabbi Jeremy Milgrom ha compreso sul dialogo interreligioso è che questo diviene irrimediabilmente inefficace, se non è basato sulla ricerca sincera del bene comune.

L’incontro è organizzato da Presenza Donna, Centro culturale San Paolo, Libreria San Paolo, da Salaam Ragazzi dell’olivo, dalla Chiesa Evangelica Metodista di Vicenza e dal movimento Rabbis for Human Rights, in una comunione d’intenti che vuole contribuire al cammino concreto dell’impegno per la pace e la giustizia.

domenica 25 settembre 2016

TiSA Leaks, nuove rivelazioni sull’accordo più segreto del mondo

dalla pagina https://stop-ttip-italia.net/2016/09/20/tisa-leaks-nuove-rivelazioni-333/

[TiSA - Trade in Services Agreement: Accordo per il commercio di servizi]


ROMA, 20/09/2016 – Le peggiori preoccupazioni della società civile vedono ancora una volta una drammatica conferma grazie alle rivelazioni di stamattina ad opera di Greenpeace Olanda, che ha desecretato alcuni testi consolidati del TiSA, l’accordo segreto per la liberalizzazione dei servizi che coinvolge Unione Europea, Stati Uniti e altri 21 Paesi del mondo. In totale, oltre 2 miliardi di persone subiranno gli impatti di questo immenso accordo. Dall’analisi dei testi emerge che il TiSA minaccia direttamente l’ambiente e il clima tramite l’introduzione della «technological neutrality», principio in base al quale tutte le fonti energetiche dovranno essere trattate con lo stesso riguardo. Gli Stati non potranno più, ad esempio, privilegiare il fotovoltaico rispetto al petrolio o l’eolico al carbone. La neutralità tecnologica è stata utilizzata per la prima volta nel 1996 in ambito WTO (Organizzazione mondiale del commercio), ma soltanto nell’accordo sulle telecomunicazioni. Se il TiSA la estenderà a tutto il settore energetico, le ripercussioni saranno pesanti in termini di politiche climatiche.


A livello più generale questo accordo, negoziato in totale segreto dal 2012, ha l’obiettivo di fornire alle grandi imprese carta bianca per entrare senza più barriere nei servizi pubblici e privati dei Paesi contraenti, le cui economie contano per il 70% del Pil globale.

Questo significa che acqua, istruzione, dati personali, trasporti e molti altri servizi pubblici sono aperti alla concorrenza privata estera.

Inoltre, se il TiSA diventasse effettivo, le misure in esso contenute non potrebbero essere più scardinate o riviste. Le clausole standstill e ratchet bloccano ogni rinazionalizzazione o revisione in senso restrittivo delle liberalizzazioni.

«I TiSA Leaks permettono di confermare le preoccupazioni sollevate ripetutamente dalla società civile – dichiara Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop TTIP Italia – Proprio come il TTIP e il CETA, anche questo accordo rappresenta un attacco al cuore delle istituzioni democratiche e dei diritti civili nel nome di un commercio globale sempre più sregolato e guidato da interessi lontani dalle necessità delle persone. Per questo chiediamo al governo di abbandonare il tavolo negoziale e di aumentare la trasparenza sul negoziato finora condotto».

Proprio oggi [20.09] a Bruxelles scendono in piazza contro TTIP, CETA e TiSA sindacati e associazioni  di tutto il Belgio, dopo che tra Austria e Germania oltre 400 mila persone hanno detto no all’agenda europea di liberalizzazioni fuori controllo. Il 22 e 23 settembre, inoltre, la Campagna Stop TTIP Italia sarà a Bratislava, in occasione del Consiglio informale dei Ministri al Commercio europei per ribadire, in rappresentanza delle organizzazioni italiane aderenti, il “no” a tutti i trattati-mostro. A questi appuntamenti seguirà una nuova giornata di mobilitazione nazionale, dal momento che l’autunno e l’inverno prossimo saranno decisivi per imporre un cambiamento di direzione delle politiche economiche dell’Unione. Non un passo indietro.

Campagna Stop TTIP Italia
Web – www.stop-ttip-italia.net
Facebook – www.facebook.com/StopTTIPItalia
Twitter – @StopTTIP_Italia

venerdì 23 settembre 2016

Sabato 24 settembre una veglia a Monte Berico

Giornata per la Salvaguardia del Creato






“La misericordia del Signore per ogni essere vivente” è titolo e slogan della 11ª Giornata per la salvaguardia del Creato che nella nostra Diocesi si celebra sabato 24 settembre, alle ore 20.30, con una veglia di preghiera nel Santuario di Monte Berico.
L’iniziativa è promossa dalla Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo, come spiega mons. Giuseppe Dal Ferro, direttore del Centro ecumenico Eugenio IV: «Da oltre dieci anni la Conferenza episcopale italiana ha indetto questa Giornata, indicando il 1° settembre come “Giornata per la custodia del creato”.
Prima di noi cattolici sono stati i fratelli ortodossi a proporre questa Giornata ed è per questo che la veglia di Monte Berico vedrà il coinvolgimento e la partecipazione di altre Chiese cristiane con le quali siamo in dialogo e stretta collaborazione.
Come ci ha indicato papa Francesco – aggiunge Dal Ferro -, la ricorrenza intende offrire alle persone ed alle comunità l’opportunità di rinnovare la personale adesione alla propria vocazione di custodi del creato, elevando a Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa affidata alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la protezione del creato e la sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo».
Il collegamento con l’enciclica “Laudato si’” è immediato. È tempo di “cambiare rotta” e di proteggere la Terra, nostra “casa comune”: è l’appello lanciato da Papa Francesco che, nel suo messaggio per la Giornata del Creato, ha sottolineato come esista uno stretto legame tra «le sofferenze che affliggono i poveri e la devastazione dell’ambiente».
Michele Pasqualetto

Leggi l'articolo completo ne La Voce dei Berici di questa settimana

Leggi anche:

Messaggi del Papa e del Patriarca Bartolomeo I per la Giornata del creato

 

giovedì 22 settembre 2016

Scioglimento ghiacciai, allarme NASA: nuovo record a settembre

dalla pagina http://www.greenstyle.it/scioglimento-ghiacciai-allarme-nasa-record-settembre-205266.html


Lo scioglimento dei ghiacciai artici causato dal riscaldamento globale prosegue a ritmi allarmanti. La conferma arriva dall’ultimo bollettino della NASA sullo stato di conservazione della regione artica. Gli strumenti dell’agenzia spaziale americana il 10 settembre 2016 hanno rilevato l’estensione dei ghiacciai più bassa dall’inizio dell’anno.
Il report che dà notizia del record negativo è stato redatto dalla NASA in collaborazione con il NASA-supported National Snow and Ice Data Center (NSIDC) dell’università del Colorado di Boulder.

L’analisi dei dati satellitari ha registrato un’estensione dei ghiacciai pari a 4,14 milioni di km quadrati. Insieme al 2007 il 2016 verrà ricordato come l’anno con l’estensione dei ghiacciai minore mai osservata dai satelliti.
La NASA sottolinea la tendenza allarmante registrata negli ultimi decenni. Da quando i satelliti hanno iniziato a scattare foto dei ghiacciai nel 1978, gli scienziati hanno individuato un declino della superficie ghiacciata in ogni mese dell’anno. Quest’anno gli scienziati hanno osservato una tendenza anomala frutto dei cambiamenti climatici in atto nel Pianeta.
Nel 2016 lo scioglimento dei ghiacciai è iniziato già nel mese di marzo per toccare il suo picco a maggio. A giugno e a luglio la bassa pressione atmosferica e i cieli nuvolosi hanno rallentato il fenomeno. A settembre dopo due grosse tempeste c’è stata una nuova accelerazione.

Oggi i ghiacci sono meno spessi e tendono a sciogliersi anche nei mesi meno caldi dell’anno. Anche nel cuore dell’inverno non si registrano più picchi positivi nell’estensione dei ghiacciai. Come ha fatto notare Claire Parkinson, autore principale dell’analisi:
Osservando i dati sui ghiacciai artici registrati a partire dagli anni Settanta è dal lontano 1986 che non si registra un solo record positivo in un mese dell’anno, mentre nello stesso periodo ci sono stati ben 75 record negativi. Si tratta di un contrasto incredibile.
Gli esperti ricordano che i ghiacciai svolgono delle funzioni cruciali per il Pianeta, aiutando a regolare la temperatura globale e influenzando la circolazione atmosferica e oceanica. Senza contare il loro importante impatto sulle comunità e sugli ecosistemi artici.

greenstyle.it
Leggi anche::

lunedì 19 settembre 2016

Il Movimento Nonviolento sulla Marcia Perugia-Assisi 2016

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/il-movimento-nonviolento-sulla-marcia-perugia-assisi-2016/

La Marcia Perugia-Assisi è la storica manifestazione del movimento pacifista italiano, nota in tutto il mondo. 


Prologo
Questo documento affronta una vicenda che ci sta a cuore; non giudica le scelte di altre associazioni; non denuncia divisioni nel movimento pacifista; vuole semplicemente esprimere il nostro pensiero per rispondere alle amiche e agli amici che ci chiedono: “Perchè il Movimento Nonviolento non partecipa alla Marcia PerugiAssisi 2016 ?”

Premessa
La Marcia Perugia-Assisi è la storica manifestazione del movimento pacifista italiano, nota in tutto il mondo. La sua immagine evocativa e simbolica trae alimento e forza dalla prima edizione del 24 settembre 1961, ideata e voluta da Aldo Capitini, il filosofo della nonviolenza e fondatore, con Pietro Pinna, recentemente scomparso, del Movimento Nonviolento.
Il percorso da Perugia ad Assisi è carico di significato. Capitini “libero religioso”, come lui stesso si definiva, volle iniziare la Marcia da Perugia, città laica, e concluderla ad Assisi in omaggio a Francesco “che è santo per tutti”.
Capitini ideò quella Marcia in un momento internazionale di forte contrapposizione Est-Ovest, con lo spettro dell’olocausto atomico, per unire le masse popolari italiane, cattolici e comunisti, laici e religiosi, nel comune desiderio di pace per il mondo. Ma alla generica aspirazione alla pace, Capitini volle aggiungere “il lancio dell’idea del metodo nonviolento”.
Dopo la morte di Capitini il Movimento Nonviolento ne raccolse l’eredità: fu Pietro Pinna a proseguirne l’opera e nel 1978, a dieci anni dalla morte di Capitini, ripropose la Marcia come strumento di azione del movimento per la pace e lo fece anche negli anni successivi con precisi obiettivi politici: nel 1981 contro l’installazione dei missili nucleari, nel 1985 per il blocco delle spese militari.
Poi però la Marcia si è “istituzionalizzata”, assunta dagli Enti locali umbri e da un comitato promotore permanente, che l’ha resa periodica, convocandola ogni due anni. Ne sono state realizzate 16 edizioni, più o meno partecipate, con o senza obiettivi specifici, ma raccogliendo sempre la volontà di partecipazione di tanta parte dell’associazionismo organizzato o di singole persone. La Marcia negli anni è divenuta patrimonio comune, un appuntamento importante, ma con il rischio della ritualità e della genericità.
Già nel 1988 Pietro Pinna sulle pagine di Azione nonviolenta ne denunciò “la genericità delle sue parole d’ordine prive di un qualsiasi obiettivo di immediata azione comune”.
Dopo la Marcia del cinquantesimo anniversario nel 2011, cui partecipammo attivamente come co-promotori, chiedemmo pubblicamente una riflessione profonda e critica sul senso della Marcia oggi, come forma collettiva di azione nonviolenta orientata a precisi obiettivi politici, ma gli organizzatori hanno preferito proseguire acriticamente con una riproposizione ripetitiva.

Contenuti
Queste riserve le ribadiamo ancor oggi, in vista della prossima edizione della Marcia della pace e della fraternità 2016.
L’appello si caratterizza “Contro la violenza e l’indifferenza” e dice che la Marcia vuole “fermare le guerre, le stragi e i violenti; contrastare le idee e le politiche che alimentano le paure e le divisioni; gettare le basi per una società di pace”. Ai partecipanti viene chiesto aiuto per “abbattere i muri dell’indifferenza, della rassegnazione e della disinformazione” e l’Appello si conclude così: “Facciamo in modo che la PerugiAssisi sia la marcia di coloro che si oppongono a questa realtà, che si indignano, la rifiutano e si impegnano quotidianamente a trasformarla costruendo pace, accoglienza, solidarietà, dialogo, nonviolenza e fraternità”.
Francamente ci sembrano affermazioni troppo generiche, prive di qualunque impegno e obiettivo politico stringente all’altezza della tragica realtà dei nostri tempi. Titolo, contenuti e documento della Marcia sono stati comunicati come un dato di fatto. A tutti si chiede solo di aderire e partecipare. La gestione, l’organizzazione, l’immagine della Marcia restano in mano al cosiddetto “comitato promotore” che, sempre con la stessa firma personale, appare come un organo monocratico.

Considerazioni
Noi pensiamo che non sia utile convocare una Marcia (è stata annunciata più di un anno fa) indipendentemente dal contesto internazionale nella quale viene a “cadere” e dai percorsi di elaborazione politica collettiva del “popolo della pace”. L’Appello non affronta quanto di drammatico e disastroso sta accadendo oggi in Siria, in Iraq, in Libia, in Afghanistan e in decine di altre zone del mondo, con una comunità internazionale impotente o complice, dentro una nuova corsa agli armamenti. Gli attentati del terrorismo internazionale anche nel cuore dell’Europa e la risposta bellica che anche il nostro governo avalla, richiedono analisi, iniziative, proposte (che pure il movimento per la pace, nelle sue varie articolazioni, ha elaborato) ben più complesse di quanto contenuto nei generici appelli della Marcia che purtroppo nella sua voce corale non riuscirà ad esprimere di meglio. Ne risulterà, per l’opinione pubblica, un movimento per la pace inadeguato, autoreferenziale, inconcludente, non all’altezza delle sfide quotidiane. Da parte nostra assecondare questi equivoci e ambiguità non ci sembrerebbe un buon servizio alla causa comune. Farlo sarebbe un errore politico.

Proposta
Riteniamo che oggi il movimento per la pace non debba essere riportato alla genericità degli slogan retorici, buoni per ogni stagione, ma che non spostano in avanti il processo di disarmo e di costruzione delle alternative alla guerra, alle armi ed agli eserciti, strumenti che l’alimentano e la rendono possibile. La Marcia, come scriveva Aldo Capitini, non può essere “fine a se stessa”; la Marcia è un mezzo nonviolento di azione: tra i requisiti fondamentali vi è quello di dover proporre obiettivi politici specifici e chiari, “onde che vanno lontano”, che impegnino responsabilmente ciascuno dei marciatori.
Ad esempio noi pensiamo che la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, con la proposta dell’approvazione di una Legge che riconosca e renda istituzionalmente operativa la difesa civile non armata e nonviolenta, avrebbe potuto essere un obiettivo politico importante e qualificante della Marcia, sui cui le associazioni e i singoli marciatori avrebbero potuto essere chiamati ad impegnarsi. Ma così non è stato.
Dopo più di 50 anni, sarebbe il momento di fare una valutazione collettiva ed anche ripensare ai modi di comunicazione e di espressione del più vasto movimento. Marciare in corteo da Perugia ad Assisi nel 1961 era un fatto assolutamente innovativo e rivoluzionario; continuando a farlo ogni due anni si corre il rischio della ripetitività ed assuefazione. Così come nelle forme organizzative anche nelle modalità comunicative ci vuole un adeguamento al rapporto mezzi – fini.

Conclusioni
Per queste ragioni e per queste mancanze il Movimento Nonviolento ha ritenuto che non vi siano le condizioni per poter aderire alla Perugia-Assisi del 2016.
Tuttavia, essere alla Marcia è un momento importante per chi vi partecipa. Dal giorno dopo la Marcia chi vorrà continuare un impegno serio, consapevole e quotidiano per la costruzione della pace attraverso la nonviolenza, potrà trovarci nelle decine di Centri territoriali del Movimento Nonviolento in tutta Italia: c’è bisogno ogni giorno del lavoro di tutti.
Ciò che abbiamo voluto evidenziare con questo documento, rivolgendoci soprattutto alle Reti con le quali convocammo l’Arena di Pace e Disarmo e con le quali conduciamo la comune Campagna “Un’altra difesa è possibile”, è che l’unità del movimento la si costruisce quotidianamente impegnandosi a fondo sui contenuti: il Movimento Nonviolento non fa mai mancare la propria aggiunta nonviolenta a chi sinceramente opera per la pace.


Movimento Nonviolento
www.nonviolenti.org www.azionenonviolenta.it
19 settembre 2016

venerdì 16 settembre 2016

Perugia - Assisi 2016

Comune di Vicenza
Assessorato alla Comunità e alle Famiglie
Casa per la Pace

Domenica 9 ottobre 2016
 
Marcia Perugia-Assisi

per la pace e la fraternità



Basta stragi! Fermiamo le guerre!
"La pace è un diritto umano fondamentale della persona”

VICENZA CITTÀ PER LA PACE
L’Assessorato alla Comunità e alle famiglie, in collaborazione con gli Amici della Casa per la Pace, organizza un pullman per partecipare alla Marcia 


Quota di iscrizione: € 25
Note organizzaative: PDF

Per ulteriori informazioni  contattare:
Casa per la Pace, Via Porto Godi 2 – Vicenza
tel. 0444.327395
da lunedì a venerdì, ore 10-13

domenica 11 settembre 2016

14 settembre, incontro con sr Rosemary Nyirumbe: “Cucire la speranza”

La donna che ridà dignità alle bambine soldato dell’Africa Centrale

Un grande incontro con un’eccezionale testimone di pace e di coraggio. Mercoledì 14 settembre alle ore 20.45 all’Aeropago del Centro culturale San Paolo a Vicenza (viale Ferrarin 40), avrà luogo la testimonianza di suor Rosemary Nyirumbe, suora ugandese in prima linea contro i signori della guerra dell’Africa centrale, nominata «eroe dell’anno» dalla CNN e inserita nelle lista delle «100 persone più influenti al mondo» dal settimanale TIME.

Suor Rosemary è protagonista del libro Cucire la speranza. Rosemary Nyirumbe, la donna che ridà dignità alle bambine soldato (EMI, in libreria dall’1 settembre), che racconta il grande segno di speranza che la storia di sr Rosemary rappresenta per l’Africa. In una terra spesso rappresentata dai mass media solo come terra di violenze, Rosemary Nyirumbe è la testimone di una società civile che cresce ed è pronta a guidare il Continente africano su una strada di autonomia: sono oltre duemila le ragazze che Rosemary (tramite l’educazione e il lavoro) ha «liberato» dall’Lra, il Lord’s Resistence Army, la milizia del sanguinario Joseph Kony che per decenni ha insanguinato il Nord Uganda e il Sud Sudan.

Proveniente da una famiglia cattolica, Rosemary già quindicenne decide di diventare religiosa per dedicarsi ai poveri. Il noto medico missionario Giuseppe Ambrosoli la vuole come prima assistente in sala parto come ostetrica nell’ospedale di Kalongo, nel distretto ugandese del West Nilo. In seguito Rosemary si laurea e prende un master in Etica dello sviluppo all’Università dei Martiri dell’Uganda. Nel 2001 la svolta: suor Rosemary prende la guida della scuola di Santa Monica, a Gulu, epicentro delle violenze dell’Lra. Incontrando le ragazze che la frequentano, scoperchia il dramma di migliaia di bambine rapite, schiavizzate come oggetti sessuali dai miliziani, brutalizzate per farle diventare a loro volta soldati efferati attraverso omicidi, atti di violenza inaudita come l’assassinio di genitori e fratelli.
Rosemary inizia da lì un lungo e paziente lavoro di accoglienza, recupero, riscatto personale per queste ragazze: le va a cercare nella savana, mette annunci sulle radio locali, fa girare il passaparola: a Santa Monica c’è posto e accoglienza per quante vogliono ricominciare a vivere. A queste ragazze suor Rosemary insegna l’arte di cucire e di cucinare. La professionalità della scuola di Santa Monica diventa un caso in Uganda e non solo: oggi le borse prodotte a Santa Monica vengono vendute in tutto il mondo come pezzi unici di artigianato di alta classe; suor Rosemary fonda la Sister United, azienda per l’esportazione di questi prodotti molto ricercati.
Tutto questo non piace a chi vuole usare le giovani per i propri scopi truci: suor Rosemary viene più volte minacciata e la sua vita è in pericolo. Ma indomita continua la sua pacifica «battaglia» che la fa conoscere, anche grazie all’associazione Pros For Africa che l’avvocato americano Reggie Whitten fonda per aiutarla. Grazie a diversi premi ricevuti la notorietà di suor Rosemary si espande a livello internazionale: viene invitata in diversi Paesi (Canada, Stati Uniti, Svezia…) per portare la sua testimonianza.
Il racconto di Cucire la speranza ci restituisce un’incredibile storia di fiducia, compassione e solidarietà di una religiosa che opera e si impegna secondo uno slogan quanto mai efficace: «La fede è meglio praticarla che predicarla».
Il coraggio e l’azione di suor Rosemary sono oggetto del documentario «Seewing Hope» che sarà trasmesso su Tv2000 a settembre.

L’incontro è organizzato dall’Ufficio missionario diocesano di Vicenza, da Presenza Donna, dal Centro culturale San Paolo, dalla Libreria San Paolo e dall’Editrice Missionaria Italiana.


Associazione Presenza Donna
Centro Documentazione e Studi

venerdì 9 settembre 2016

11 settembre 2001 - XV anniversario

dalle pagine
http://www.ae911truth.org/
http://rethink911.org/petition/
http://presenzalongare.blogspot.it/2016/09/11-settembre-2001-ripensaci-rethink911.html

Gli attentati dell'11 settembre 2001 costarono la vita a circa 3 mila persone e causarono 5400 malati di cancro a causa di polveri e amianto (asbesto). 

L’11 settembre 2001 tre grattacieli con strutture in acciaio e cemento sono crollati in modo simmetrico, cioé su se stessi, e tutti e tre praticamente in caduta libera (o meglio, perfettamente in caduta libera nei primi secondi, cioè senza alcuna resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio, come architravi e colonne) 
Per la prima volta (e ad oggi ultima) nella storia dell’ingegneria civile, un grattacielo, il WTC 7, sarebbe crollato per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio.  

AE911Truth.org
2626 Ingegneri e Architetti affermano che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) e dell’Edificio 7 (WTC 7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate.
La petizione “ReThink911” proposta da AE911Truth.org chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell’ 11 settembre 2001. Finora è stata sottoscritta da 22370 persone.

Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters [Dietro la cortina di fumo: cosa successe al Pentagono l'11 settembre, cosa non successe, e perché è importante] di Barbara Honegger [video in italiano] indica che al Pentagono non fu un aereo di linea a provocare quel buco...

I video di Massimo Mazzucco, 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre) e Il Nuovo Secolo Americano, prendono in esame e offrono una dettagliata ricostruzione degli eventi di quel giorno.

mercoledì 7 settembre 2016

Bassano del Grappa, Domenica 11 settembre 2016: "Poesie senza casa"

Club des poetes e Scarp de' Tenis insieme perché
"La poesia non vive solamente in salotti ornati d'oro e scrittoi di legno massiccio,
può nascere in qualunque luogo"

lunedì 5 settembre 2016

Don Albino: «La Pedemontana è una ferita alla terra. Una speculazione dei politici»


da La Voce dei Berici, Domenica 4 settembre 2016

INTERVISTA

Don Albino Bizzotto, guida spirituale e fra i fondatori di “Beati Costruttori di Pace”, esprime la sua opinione sulla Spv

Da quattro anni il presbitero di Vicenza, ogni Epifania, celebra una messa ai margini dei cantieri del Bassanese

Per lui la Superstrada Pedemontana vicentino-trevigiana «è un’opera sbagliata, frutto di speculazione. Entro l’anno spero si pronuncino l’Anac, autorità anticorruzione, e la Corte dei Conti».
E reputa grave che «sia stato espropriato tutto il sedime, completando la strada in minima parte e dando agli espropriati un “pagherò”. Hanno voluto marcare il territorio, in modo simile a quello degli animali».
Don Albino Bizzotto, presbitero e guida spirituale di “Beati Costruttori di Pace”, è un fiume in piena. Contro il cantiere della superstrada a pagamento, per lui vera e dolorosa «ferita inflitta alla terra», da quattro anni ogni Epifania celebra una messa dei Popoli in strada, ai margini dei lavori a Bassano. Ora, con lo stop forzato da motivi finanziari, il prete spera sia il momento di una decisa revisione del progetto.
Don Albino, dal punto di vista evangelico, qual è per lei l’errore di questa vicenda?
«L’autostrada è solo uno spunto, è la nostra prospettiva generale che deve cambiare. La terra è in condizioni disastrose. Eppure alimenta la vita: deve avere la precedenza assoluta anche sui bisogni, che non siano primari, dei nostri figli. Purtroppo noi abbiamo reso Dio un’astrazione, quando invece Gesù fa di tutto per dirci che Dio è carne, terra e materia. Noi esprimiamo la fede in Dio nei rapporti quotidiani e celebriamo la vita con l’acqua, l’aria, quanto di materiale usiamo nel quotidiano. Allora la terra deve passare da un semplice “oggetto”, a soggetto».
Perché per lei la Spv è sbagliata?
«Il motivo centrale è che sta dentro a un gioco speculativo voluto dal duo Giancarlo Galan - Renato Chisso: grazie a loro da strada di scorrimento che doveva unificare la viabilità minore del territorio, è diventata improvvisamente, con un colpo di mano, un progetto ibrido autostrada- superstrada. Contro il volere dei sindaci».
Quali sono i punti critici?
«Tantissimi. Mancano i flussi di traffico, nell’ipotesi del project financing sono sovrastimati del 50 per cento. Non è noto il piano finanziario, per la vergogna di una gestione commissariale che ha tenuto nascosta la concessione di un’opera in teoria pubblica. La convenzione che è un imbroglio, se il pubblico deve risarcire la parte privata nel caso non ci sia traffico sulla futura strada. Poi, fino ad ora i soldi per il cantiere li ha messi tutti il pubblico, il privato non ha messo quasi nulla. E c’è la questione espropri: sono stati pagati solo in minima parte, i contadini e i proprietari per ora hanno ricevuto solo un “pagherò”».
Ora, di fatto, c’è uno stop.
«Finalmente il progetto sta saltando. Ed escono i retroscena: allora avevano ragione i comitati di cittadini, che in questi anni si sono svenati per ottenere un po’ di verità. Senza nessun sostegno, né da imprenditori né da partiti politici».
Qual è il suo auspicio?
«Che si riveda il progetto con le proposte dei comitati, che io trovo ragionevoli. Sono cinque punti: anzitutto l’avvio di un tavolo trasparente e partecipato. Secondo, lavori unificati, non un cantiere-scacchiera a lotti. Terzo, i costi vanno ridotti, e quarto va rivisto il piano economico che prevedeva flussi di traffico sbagliati. Infine, ed è importantissimo, va estromessa la gestione commissariale che fino ad oggi ha continuato a mantenere il segreto su ciò che doveva essere pubblico».
Andrea Alba