martedì 29 novembre 2016

#Enough [Basta]

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#Enough! : una campagna e un movimento popolare
[nato in Afghanistan e ora internazionale] per abolire la guerra
costruendo una massa critica di relazioni nonviolente per un mondo verde, di eguali, senza guerra

lunedì 28 novembre 2016

Violenza sulle donne: non bastano le varie “giornate”…

Antonella Policastrese
dalla pagina http://italians.corriere.it/2016/11/28/46873/

Basta un giorno del calendario, per dire basta alla violenza sulle donne? In un mondo globalizzato, il problema è globale e bisognerebbe capire da cosa viene alimentato per risolverlo. La violenza è divenuta un fenomeno dilagante. E’ violenza la mancanza di diritti, l’essere licenziati o ricattati per mantenere un misero posto di lavoro. E’ violenza la miseria, il non farcela, la dipendenza, la disuguaglianza. In una società sempre più divisa tra ricchi e poveri, si genera un clima di ingiustizia, non ci si sente tutelati né garantiti, ragion per cui un uomo trovo libero sfogo alle proprie frustrazioni esercitando la violenza con chi gli sta vicino; esercitando un potere che altri attuano su di lui. In pratica gli effetti della causa diventano un boomerang esplodono, si materializzano su poveri corpi martoriati, bruciati e massacrati. E’ ovvio che in una realtà così mistificata a rimetterci è la parte debole: donne e bambini. Se da noi ammazzare donne è diventato lo sport nazionale, altrove le bambine devono sottostare a uomini che le comprano, senza che queste possano ribellarsi. La situazione è molto più drammatica di quanto appare. Ci siamo evoluti nel linguaggio, parlando di parità di genere, pari opportunità, ma ciò che è scritto sulla carta, sulla carta rimane e di conseguenza la dipendenza che dovrebbe essere la prima causa da rimuovere diventa un filo invisibile che ti lega al tuo carnefice. Chi ascolta più la voce della sofferenza, chi si prende la briga di parlare di diritti da affermare, se a venire meno sono proprio quelli! E così assistiamo impotenti a scene che si ripetono sempre con la stessa dinamica, così uguali a se stesse da essere diventate normalità. La violenza si manifesta in mille modi: può essere psicologica, ma quella non si vede, non fa scalpore ed è così corrosiva da bucare anche il marmo. Globalizziamo i diritti ed abbattiamo la violenza. In caso contrario corriamo il rischio di essere superficiali e patetici.

Antonella Policastrese,

sabato 26 novembre 2016

«Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale»

da La Voce dei Berici, Domenica 27 novembre 2016, p. 3

Suor Federica Cacciavillani, del Centro Presenza Donna, racconta la sua esperienza
L’associazione, guidata dalle Orsoline, promuove percorsi formativi per favorire il pensiero di genere

Della violenza di genere c’è chi se ne occupa ogni giorno, come il Centro Presenza Donna di Vicenza, con la propria attività culturale. Ce ne parla la presidentessa Federica Cacciavillani, suora Orsolina e insegnante: «Il nostro Centro mette in atto percorsi formativi per donne di diverse appartenenze di fede, di origine, di idee e sulla violenza di genere riflettiamo insieme - spiega -. Ci impegniamo a cambiare la cultura che porta alla violenza sulle donne, anche con altre associazioni di diversa matrice culturale».
Ci sono presupposti sociali, economici, culturali che possono favorire la violenza sulle donne?
«Noi abbiamo la percezione che sia un fenomeno trasversale alle culture e alle estrazioni sociali. Non è infrequente che la violenza si manifesti in classi sociali italiane di cultura più elevata tanto quanto in situazioni di emarginazione sociale. Anche i centri antiviolenza confermano questi dati. È un elemento preoccupante perché significa che non è soltanto la deprivazione socio culturale ed economica a promuovere la violenza, ma che essa è legata a un problema di identificazione del proprio ruolo nel rapporto con l’altro sesso e nel difficile rapporto di reciprocità tra uomo e donna».
La trasversalità è anche generazionale? Oppure nei giovani qualcosa sta cambiando?
«Negli adolescenti sembra non esserci, perché spesso essi non si accorgono di mettere in atto stereotipi di genere, ma ci sono. È molto importante che nella giornata contro la violenza sulle donne ci siano anche gli uomini! Purtroppo, bisogna dirlo, questa riflessione viene fatta soltanto da uomini laici non credenti: dico purtroppo, perché come credente ci terrei che uomini credenti facessero qualche passo in più. Invece la riflessione profonda sull’identità maschile, sulla gestione dell’aggressività viene fatta dai laici, da studiosi come Stefano Ciccone, Alessandro Bellassai, cioè dal Gruppo Maschile Plurale. Da anni questi uomini vanno nelle scuole perché non ci sia una sottolineatura del problema solo da parte delle donne, ma un’iconizzazione della presenza maschile, di un altro prototipo di maschilità».
Questo deficit degli uomini credenti da cosa origina?
«In effetti avrebbero dovuto arrivarci per primi, viste le premesse evangeliche. Ma c’è un tradizionalismo nelle relazioni uomo donna nel mondo credente per cui il vecchio detto: “Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa” è un modello che fa ancora molta breccia. Cè pudore nel parlare di questi ruoli di genere che non permette di mettere in campo nuove forme di relazionalità, di parità e reciprocità».
Insomma è un metodico lavoro sulla cultura quello che serve.
«Sì, intesa come riflessione sulle azioni e sulla vita, quella che permette di cogliere e coltivare delle relazioni diverse. Per noi credenti ciò passa attraverso una cultura evangelica, di parità, nella figura di Cristo. Ribadisco: una cultura fatta non soltanto da donne e non solo da donne laiche».
Maria Grazia Dal Prà

venerdì 25 novembre 2016

Femminicidi. Il 25 novembre Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

dalla pagina https://www.avvenire.it/attualita/pagine/femminicidi



[...] Ogni tre giorni una donna muore per vittima di violenza. Il dato, drammatico, è confermato dall’Istat. Solo nel 2016 sono state 116 in tutto le donne vittime di omicidio volontario, come Elisabeth di Seveso. Ma, malgrado se ne parli sempre, i numeri non accennano a diminuire. Ed è anche per questo che il 25 novembre, si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In Italia e in tutto il mondo sono organizzati incontri, dibattiti e tutto quanto può servire per accendere il faro contro quella che è ormai diventata una vera e propria piega sociale.

Le ultime rilevazioni vedono la Lombardia al primo posto con 17 vittime dall’inizio dell’anno, seguita dall’Emilia Romagna con 14 e dal Veneto con 12. Si può parlare, quindi, di un triste primato del nord.

A questi numeri bisogna però aggiungerne altri. Quelli delle "altre" vittime dei femminicidi. Di chi rimane. Nel 2016 sono già 73 i figli rimasti senza madre. «Ad oggi, sono 1.701 i minori che negli ultimi dieci anni sono rimasti privi di uno o di entrambi i genitori a seguito di omicidio o di omicidio-suicidio» afferma Lorenzo Puglisi, di Sos Stalking che ha più volte lanciato un appello a non sottovalutare il problema degli orfani.

Secondo l’Istat, che ha effettuato un’indagine sullo stalking - spesso azione anticamera del femminicidio, messa in atto da individui ossessivi che assillano le proprie vittime - sono circa 3 milioni 466 mila le donne che hanno subito stalking da parte di un qualsiasi autore, pari al 16,1% dell’intera popolazione femminile.

Per celebrare la Giornata contro la violenza, a Roma è in programma la manifestazione nazionale "Manchi solo tu". Anche le suore scenderanno in piazza. «È giusto esserci» spiega suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana a capo di Talitha Kum, la rete mondiale contro la tratta di persone. «Il problema è serio e cresce sempre di più».


leggi:

Femminicidio: "Io, ex maschio violento, ho imparato a fermare il mostro che è in me"

giovedì 24 novembre 2016

Papa a Cop22: urge risposta collettiva responsabile per la casa comune

dalla pagina http://www.news.va/it/news/papa-a-cop22-urge-risposta-collettiva-responsabile

"Il degrado ambientale, connesso a quello umano etico e sociale interroga tutti": serve una "risposta collettiva responsabile", libera da interessi e comportamenti particolaristici. Così in sintesi il Papa nel messaggio inviato ai partecipanti alla 22esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop 22, in corso a Marrakech in Marocco. "Lo stile di vita basato sulla cultura dello scarto", è il suo ammonimento, "non è sostenibile". Il servizio di Gabriella Ceraso:

A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul clima, adottato meno di un anno fa, ai grandi della terra riuniti in Marocco, il Papa fa arrivare la sua voce sulla cura e il servizio per la “nostra casa comune”. Il presupposto è che il "degrado ambientale", connesso fortemente con il "degrado umano etico e sociale, interroga tutti". “ Non è sufficiente un’azione individuale o nazionale”: la risposta, scrive il Pontefice rifacendosi alla sua Enciclica Laudato si', “deve essere collettiva”. Possiamo e dobbiamo, nel percorso avviato in Francia, veicolare con intelligenza la tecnologia, mettere il potere al servizio di un progresso più sano e umano, e l’economia al servizio della persona, della pace e della giustizia. La COP 22, osserva Francesco, è un primo passo importante e delicato nell’attuazione dell’accordo di Parigi, incide sull'umanità specie sui più poveri e vulnerabili e dunque richiede un’azione libera da "pressioni politiche e economiche" oltre che da "interessi e comportamenti particolaristici". Questo è il momento "dell’elaborazione delle regole e dei meccanismi istituzionali", ricorda il Papa, esprimendo l’auspicio che è necessario non solo uno "spirito collaborativo" ma anche un "continuo supporto politico", basato non su barriere e frontiere, ma sulla consapevolezza che siamo “una sola famiglia umana”. Nella promozione di strategie di sviluppo nazionali e internazionali che siano solidali, come si è stabilito a Parigi, il Papa ricorda che "non sono sufficienti le soluzioni tecniche" ma è doveroso "considerare gli aspetti etici e sociali". Qui “ si entra”, scrive Francesco "nella sfera degli stili di vita e dell’educazione”. E’ la “cultura della cura” e non quella "insostenibile dello scarto”, che Francesco chiede alla Conferenza di Marrakech di veicolare: è quindi culturale ed educativa la sfida a cui l’implementazione degli accordi di Parigi non può mancare di rispondere.
 

lunedì 21 novembre 2016

Uno sguardo su Israele e Palestina: terza rassegna di film palestinesi

dalla pagina http://salaam-ragazzidellolivo.blogspot.it/2016/11/uno-sguardo-su-israele-e-palestina.html

IL COMITATO VICENTINO PER LA 
LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI
e
IL CINEMA PRIMAVERA

IN OCCASIONE DEL 29 NOVEMBRE
GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA’
CON IL POPOLO PALESTINESE

INVITANO LA CITTADINANZA

UNO SGUARDO su ISRAELE e PALESTINA

TERZA RASSEGNA DI FILM PALESTINESI

MARTEDI’ 15 NOVEMBRE 2016 è stato proiettato:

GLI INGANNATI
dal libro UOMINI SOTTO IL SOLE 
di Ghassan Kanafani, Sellerio Edit


Titolo originale The Dupes. Drammatico, durata 107 min. - Siria 1972.




MARTEDI’ 22 NOVEMBRE 2016
 
AMORE, FURTI E ALTRI GUAI

Un film di Muayad Alayan.

Titolo originale Al-Hob wa Al-Sariqa wa Mashakel Ukhra.
Commedia drammatica, durata 93 min. Palestina 2015


MARTEDI’ 29 NOVEMBRE 2016



THE IDOL


Titolo originale Ya Tayr El Tayer. Biografico, durata 100 min. - Palestina, Qatar, Gran Bretagna 2015. - Adler Entertainment 

* IN PRIMA VISIONE A VICENZA *



alle ore 20,30 presso il CINEMA PRIMAVERA, via Ozanam 
VICENZA
                           
 INGRESSO 3€

La Palestina è sparita dalle notizie ma l'occupazione militare e l'oppressione del governo israeliano sono sempre più devastanti.
 
Il popolo palestinese continua a resistere: è schiacciato da uno stato potentissimo, che viola sistematicamente i diritti umani fondamentali nel silenzio complice del mondo, e da un governo palestinese spesso collaborazionista, corrotto, incapace di ascoltare la sofferenza del suo popolo.
 
Ciò nonostante molti Palestinesi non smettono di cercare, tra mille ostacoli, una "normalità" e riuscire a fare film è una testimonianza forte di questo impegno.
 
Film che non sono molto noti: in modo particolare THE IDOL, uscito nella scorsa primavera, non è mai stato proiettato nella nostra città, pur avendo ricevuto menzioni e recensioni molto positive.

sabato 19 novembre 2016

Voci dal carcere: "Così vicino alla felicità"

dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2016/11/08/cos%C3%AC_vicino_alla_felicit%C3%A0in_libreria_i_racconti_dal_carcere/1270803

Antonella Bolelli Ferrera
E’ nelle librerie da questo mese, il volume “Così vicino alla felicità. Racconti del carcere”, che riunisce i venticinque racconti finalisti della VI edizione del Premio Goliarda Sapienza, insieme alle introduzioni di scrittori, artisti e giornalisti d’eccezione nel ruolo di tutor letterari. E’ l’unico concorso letterario in Europa di questo genere i cui proventi sono devoluti in progetti in favore della cultura della legalità. Il significato di queste narrazioni, presentate all’indomani del Giubileo delle carceri, nelle parole dell’autore della prefazione mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

R. – Significa mettersi in ascolto. Ascoltare che cosa? Ascoltare non tanto opinioni ma quegli elementi di un racconto che indica un orizzonte: l’orizzonte che è la ricerca di qualcosa per cui valga la pena lottare, cioè il senso della propria vita. La narrazione di storie diventa un lasciarsi condurre da quei segreti carsici di grazia che sono presenti nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, anche quelli che vivono l’esperienza della reclusione.

D. – Il titolo è molto significativo “Così vicino alla felicità”: come si fa a essere così vicino alla felicità per le persone che sono detenute?
R. - Quando uno è detenuto viene privato della propria libertà, però è anche vero che c’è la speranza e la speranza ci fa ad andare avanti… La felicità, a volte, è coltivare una speranza che Dio ci accolga, che una famiglia, un uomo o una donna a cui abbiamo provocato dolore ci perdonino… Felicità però è anche che ogni uomo che vive questa esperienza del carcere possa trovare un rinnovato senso alla propria esistenza.
D. – Il Papa ha parlato della possibilità di un gesto di clemenza. Questo cosa ci deve ispirare?
R. – Credo che questo innanzitutto, laddove è possibile, diventi un atto concreto frutto dell’Anno della Misericordia. Credo che sia il momento in cui riflettere tutti e poter aggregare le forze per un miglioramento delle condizioni di vita all’interno di questo mondo perché non solo venga rispettata la dignità umana dei detenuti ma perché si possa immaginare che la giustizia non sia semplicemente una punizione ma sia, invece, piuttosto, un cammino che reintegri nella società e quindi un cammino che puntelli passo dopo passo una dignità che si fa carica di rinnovata speranza.

venerdì 18 novembre 2016

Merkel: il TTIP è a un punto morto | Stop TTIP alla COP22

dalla pagina http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-11-18/merkel-ttip-e-un-punto-morto-063803.shtml

[...] Con molto realismo la cancelliera riconosce che il TTIP, l’accordo di libero scambio tra Usa e Unione europea in questa fase non ha alcuna possibilità di «essere chiuso» anche se «prima o poi potranno riprendere i negoziati». In sostanza il TTIP sarebbe la seconda vittima dell’effetto Trump dopo che lo stesso Obama ha rinunciato all’accordo sul libero scambio con il Pacifico che il Congresso avrebbe senza dubbio respinto. [...]

dalla pagina https://stop-ttip-italia.net/2016/11/17/ceta-e-clima-stop-ttip-italia-incontra-il-ministro-galletti-alla-cop22/

CETA e clima: Stop TTIP Italia incontra il Ministro Galletti alla COP22

Fairwatch, a nome della Campagna Stop TTIP Italia, ha incontrato oggi il Ministro all’Ambiente Galletti alla COP22 di Marrakech, durante un incontro organizzato da Coalizione Clima, la rete di organizzazioni e sindacati che si batte da anni per la giustizia climatica.
“Abbiamo consegnato al Ministro Galletti un documento che mostra come gli accordi di libero scambio stiano ostacolando la lotta al cambiamento climatico”, sottolinea Alberto Zoratti, presidente di Fairwatch e tra i coordinatori della campagna Stop TTIP Italia. “Il testo del CETA dovrà di necessità passare dal Consiglio dei Ministri prima della ratifica al Parlamento europeo, crediamo sia venuto il momento di un dibattito pubblico e informato sui rischi che si presenteranno, al di là della retorica sull’impegno dell’Italia nella lotta al climate change”.”Gli ambiti che tocca il CETA” conclude Zoratti, “vanno ben oltre alla già complessa questione degli scambi commerciali, andando a impattare su questioni legate ai diritti del lavoro, all’ambiente e, non ultimo, alle politiche di mitigazione nella lotta al cambiamento climatico”.
Qui il video dell’intervento di Stop TTIP Italia all’incontro col Ministro Galletti

giovedì 17 novembre 2016

Concorsi falsati, corruzione in ospedali, discariche, teatri e tornate elettorali.

dalla pagina https://www.riparteilfuturo.it/blog/articoli/corruzione-novembre-i-fatti-della-settimana 

Abbiamo selezionato le notizie sulla corruzione della settimana, tra tangenti, frodi fiscali e i soliti, continui, appalti truccati

1. Lo stato (malato) dei concorsi in Italia
Che il mondo dei concorsi pubblici in Italia avesse della ruggine potevamo aspettarcelo. Ma quello che è emerso grazie alla recente inchiesta di Report è peggio di quanto pensassimo.
Da anni diversi uffici della Pubblica Amministrazione sono piene di incaricati che il concorso non l’hanno mai fatto. Eppure è scritto nella Costituzione che per diventare dirigente della PA si procedere per concorsi. Dal momento che ciò non sempre accade, capita sovente che lo Stato lanci ‘salvagenti’ (leggi e decreti che consentono di mantenere gli incarichi) ai nominati in enti tra cui l’Agenzia delle entrate, l’Agenzia delle dogane, polizia o Inps. 

2. Il paradosso: corrompere per il posto in polizia
Campania: come superare il concorso per entrare nelle forze dell’ordine? Fino a ieri bastava rivolgersi ad una gang ben organizzata che si faceva pagare migliaia di euro per garantire assunzioni.
Un tempo era la vocazione a spingere i giovani ad entrare in polizia. Negli attuali tempi di crisi è un lavoro da assicurarsi spendendo dai 10 ai 30 mila euro, a seconda dell'importanza del ruolo cui si concorre.
A denunciare il gruppo di malfattori è stato proprio un giovane truffato, complice e vittima di quel sistema: nonostante la grossa tangente pagata, infatti, il ragazzo non aveva ottenuto il posto sperato. 

3. La nuova proposta del centrodestra: niente carcere per i crimini dei colletti bianchi
Il centrodestra italiano si ricompatta. Potrebbe anche essere una buona notizia se non fosse che la base dell’accordo è chiedere l’immunità per i reati di corruzione, auto-riciclaggio, truffe aggravate e finanziamenti illeciti.
Sono ben 27 i parlamentari provenienti da ogni ala del centrodestra, anche quello confluito nella maggioranza, firmatari del ddl che esclude il carcere cautelare per il finanziamento illecito dei partiti e per quei reati, anche gravi, per i quali non si è ricorso all’uso di armi o violenza.
Una mossa preoccupante, davvero difficile da comprendere... 

4. Tangenti, l’ex giudice Vassallo risarcirà 140 mila euro al fisco 
Milano: Luigi Vassallo, l’ex giudice tributario ai domiciliari in quanto ritenuto al centro di  un giro di mazzette per pilotare procedimenti fiscali, torna libero. In cambio della libertà, Vassallo, detto l’«aggiusta processi», sarebbe disposto a versare all’Agenzia delle entrate e al Ministero dell’Economia un risarcimento di 140 mila euro. 

5. Operazione Piramide: appalti truccati all’ospedale San Camillo 
Roma: “Se continuiamo così finiamo tutti in galera”. Gli autori del sistema criminale all'interno dell'azienda ospedaliera San Camillo già sì sentivano il fiato sul collo, ma non sapevano di essere intercettati.
Dalle ricostruzioni è emerso un sistema con base piramidale di "selezione al ribasso" di appalti e forniture, per speculare illecitamente su lavori in realtà mai eseguiti. 

6. Tangenti a teatro: in otto nel registro degli indagati 
Bari: a Procura questa settimana ha chiuso le indagini sulle tangenti per truccare appalti al teatro Petruzzelli di Bari. I reati in questione sono corruzione, turbativa d’asta, peculato e riciclaggio. Le testimonianze degli imprenditori arrestati hanno consentito di ricostruire un giro d’affari di tangenti pagate fin dal 2010 per oltre 400 mila euro. 

7. Arriva l’emendamento per sbloccare 82 milioni per Anac 
Tutti conosciamo L’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, che persegue i nostri stessi scopi con mezzi ben diversi. Trattandosi di un’istituzione nazionale, l’ente che fa capo a Raffaele Cantone dispone di grandi somme di capitale, tuttavia vincolate da “razionalizzazioni di spesa alle autorità indipendenti”.
Gli 82 milioni ad essa destinati, fermi  da oltre sei mesi potrebbero essere finalmente sbloccati grazie ad una proposta di emendamento al Decreto fiscale presentata da Rocco Palese, deputato del gruppo misto. 

8. Rifiuti: appalto da 3,5 miliardi, arrestato il direttore dell’Ato Toscana Sud 
Le indagini hanno fatto luce su un appalto ventennale da 3,5 miliardi, strutturato ad hoc per favorire un piccolo gruppo di imprese. L’operazione “Clean City” ha portato all’arresto del direttore dell'Ato Toscana Sud, l’autorità di servizio dei rifiuti per le province di Siena, Arezzo e Grosseto. 
"Imbarazzante la sua fame di denaro", ha detto il gip toscano riferendosi al comportamento spregiudicato del direttore Andrea Corti. 

9. Corruzione elettorale, 44 rinvii a giudizio
Messina: ben tre tornate elettorali potrebbero essere state “condizionate”. È ciò che si deduce dall'udienza preliminare dell'operazione Matassa, l'inchiesta sulla corruzione nella politica del messinese, conclusa con 44 rinvii a giudizio. 
Attraverso un sistema clientelare, gli inquisiti avrebbero "ostacolato il libero esercizio del diritto di voto agli elettori" in occasione delle elezioni regionali del 2012, delle politiche del 2013 e delle elezioni amministrative del giugno 2013, in cambio di somme di denaro, generi alimentari, assunzioni.


 

martedì 15 novembre 2016

Siria: chi sono i "White Helmets" ["Caschi Bianchi"] ?

dalle pagine:

La doppia vita dei White Helmets: volontari soccorritori o mercenari terroristi?
 "Gruppo di supporto ai terroristi e strumento della propaganda occidentale"

La giornalista indipendente e ricercatrice britannica Vanessa Beeley afferma che i "White Helmets", costituiti da militanti che hanno invaso Aleppo, sono un gruppo di supporto ai terroristi,  finanziato dall'Occidente e mascherato in modo fraudolento da organizzazione umanitaria.
I White Helemts non sono gli eroi che i "mainstream media" (i mezzi di comunicazione ufficiali) vorrebbero farci credere, confondendoli volutamente con la Difesa Civile Siriana. Continua la giornalista, recentemente ritornata dalla Siria: "Questa organizzazione è uno stato-ombra fraudolento creato dalla NATO semplicemente per diffondere la propaganda per demonizzare il governo di Assad e anche demonizzare l'intervento legale della Russia in Siria". "Dalle informazioni raccolte i White Helmets agiscono come gruppo di supporto al terrorismo, nel senso che portano equipaggiamento, armi e soldi in Siria".  
I White Helmets furono formati da un consulente britannico, James Le Mesurier, nel 2013, che ha collegamenti con Blackwater, una delle più conosciute società private per la sicurezza, usata dalla CIA... I White Helmets non sono addestrati in Siria ma in Turchia e poi vengono inseriti nelle aree come Aleppo est. 

La vera Difesa Civile Siriana smaschera i White Helmets voluti dalla NATO: impostori collegati ai terroristi

Un volontario della vera e legittima Difesa Civile Siriana ha dichiarato a Beeley che i White Helmets "sono cresciuti dalle fazioni militanti che hanno invaso Aleppo nel 2012". Come altre finte ONG umanitarie, i White Helmets sono stati inseriti per destabilizzare e denigrare lo Stato siriano, facendo propoganda per un cambio di regime attraverso i media dell'Occidente e degli Stati del Golfo. Nonstante il fatto che sono stati fondati e sono tuttora generosamente finanziati da Stati membri della NATO, e in particolare da USA e UK, i White Helmets dichiarano la loro totale indipendenza: una farsa fuorviante.
DIchiarano di "non essere collegati a qualunque gruppo né in Siria né altrove", eppure sono inseriti con al Nusra [al Qaeda in Siria] e ISIS e sono affiliati con la maggioranza dei gruppi terroristici che infestano la Siria e sono alleati con gli USA. Durante un viaggio in Siria, racconta Beeley, la maggioranza dei siriani non conosceva i White Helmets, altro osservavano che sono "una organizzazione della NATO usata per infiltrare la Siria e diventare uno degli attori principali nella rete di supporto al terrorismo".

La vera Difesa Civile Siriana  è una organizzazione fondanta nel 1953, ben 63 anni prima che gli operativi CIA e MI6 si inventassero i White Helmets. La vera Difesa Civile Siriana è un membro fondatore della ICDO (International Civil Defence Organisation, Organizzazione per la Difesa Civile Internazione). 

La giornalista Vanessa Beeley racconta poi in altri articoli la situazione ad Aleppo per mettere a nudo e demistificare la narrazione distorta da parte USA-NATO: Journey to Aleppo: Exposing the Truth Buried under NATO Propaganda


Leggi anche: La guerra in Siria sarebbe già finita se ...

venerdì 11 novembre 2016

17 e 24 nov.: incontri del Progetto "Famiglie in Rete"

"click" per ingrandire
iniziativa del
Centro per l'Affido e la Solidarietà Familiare
Conferenza dei Sindaci - ULSS n.6
 
Hai del tempo a disposizione?
Ti piacerebbe aiutare bambini e ragazzi come volontario?

Per saperne di più ti invitiamo a partecipare agli incontri del Progetto "Famiglie in Rete" 
che si terranno il 
17 e 24 novembre dalle 19 alle 21
presso la sede del Centro civico 2 (Riviera Berica) in via E. De Nicola 8 a Vicenza.


PROGETTO FAMIGLIE IN RETE [pdf]
 

Il progetto "Famiglie in Rete" nasce da un'idea di famiglia intesa come luogo attraverso cui promuovere il benessere della comunità e delle famiglie che abitano nello stesso Comune.
 

Le persone che aderiscono a questo progetto sono risorse per l'intero territorio perché, in base alla loro disponibilità, danno sostegno ad altre famiglie con bambini/ragazzi che stanno vivendo un momento di temporanea difficoltà.
 

Tutte le persone diventano protagoniste attive a sostegno della propria comunità, costruendo buone relazioni con i bambini/ragazzi che verranno accolti e con le loro famiglie.
 

Le "Famiglie in Rete" sono gruppi di persone che con il supporto dell'Assistente Sociale del Comune e di un Educatore si impegnano in attività con bambini/ragazzi quali: 
  • accompagnamenti (a scuola, visite mediche, attività extrascolastiche, ...) 
  • sostegno nell'esecuzione dei compiti 
  • accoglienza per alcune ore del pomeriggio 
  • bisogni di socializzazione con i coetanei 
  • dare sollievo in situazioni di gravi patologie dei genitori

Le persone che offrono la propria disponibilità, avranno la possibilità di sperimentare l'accoglienza come un importante momento di aiuto ma anche un'occasione di reciproco arricchimento. 

Centro per l'Affido e la Solidarietà Familiare
Conferenza dei Sindaci - ULSS n.6