venerdì 28 aprile 2017

Disarmo nucleare totale!

"Quand’è che decideremo di metterci insieme e di scendere unitariamente in piazza per contestare un governo sempre più guerrafondaio? Perché non rimettiamo tutti le bandiere della pace sui nostri balconi?.. Dopo il recente messaggio inviato da Papa Francesco alla Conferenza ONU, in cui ci dice che “ dobbiamo impegnarci per un mondo senza armi nucleari”, non si potrebbe pensare a una straordinaria Perugia- Assisi, promossa dalle realtà ecclesiali insieme a tutte le altre realtà, per dare forza al tentativo della Nazioni Unite di mettere al bando le armi atomiche e dire basta alla ‘follia’ delle guerre e dell’industria delle armi?"
 
(dall’Appello di Alex Zanotelli, 14 aprile 2017)


Sabato 29 aprile

ore 18.00

Incontro su

Disarmo nucleare: la via è aperta

presso
 
Casa per la Pace

Via Porto Godi 2 - Vicenza

Come arrivarci: laterale di viale Fiume, lato sinistro della Scuola Elementare De Amicis

 Parcheggio in via Muggia (sull’altro lato di viale Fiume)

Introduce Alfonso Navarra, portavoce dei “Disarmisti esigenti.

Ci aggiornerà sulla Conferenza ONU, i molti passi fatti avanti per la messa al bando delle armi nucleari e i prossimi appuntamenti

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Domenica 30 aprile

ore 10-12

Sit-in davanti a Site Pluto

Longare (Vicenza)


INFO: 
 
Casa per la Pace: 0444 327395 – casaperlapace@gmail.com

Presenza Longare (cell. 3465751852)
Per sottoscrivere on line la proposta di Alex Zanotelli per una Perugia-Assisi

martedì 18 aprile 2017

Giovedì 27 aprile ore 20.30

Causa probabile maltempo, l'appuntamento sarà nella
chiesa di San Giuseppe
di fronte all'entrata del Mercato Ortofrutticolo di Vicenza

lunedì 17 aprile 2017

Fermiamo i signori della guerra


Rilanciamo la petizione per una Perugia-Assisi straordinaria lanciata da Alex Zanotelli e che ora si può firmare on-line grazie all’iniziativa di Alfonso Navarra:


Trovo vergognosa l’indifferenza con cui noi assistiamo a una ‘guerra mondiale a pezzetti’ , a una carneficina spaventosa come quella in Siria, a un attacco missilistico da parte di Trump contro la base militare di Hayrat in Siria, ora allo sgancio della Super- Bomba GBU-43 (la madre di tutte le bombe) in Afghanistan e a un’incombente minaccia nucleare.
L’Italia, secondo l’Osservatorio sulle armi, spenderà quest’anno 23 miliardi di euro in armi (l’1,18% del Pil) che significa 64 milioni di euro al giorno! Ora Trump, che porterà il bilancio militare USA a 700 miliardi di dollari, sta premendo perché l’Italia arrivi al 2% del Pil che significherebbe 100 milioni di euro al giorno. “Pronti a rivedere le spese militari- ha risposto la ministra della Difesa R. Pinotti- come ce lo chiede l’America”. La Pinotti ha annunciato anche che vuole realizzare il Pentagono italiano a Centocelle (Roma) dove sorgerà una nuova struttura con i vertici di tutte le forze armate. La nostra ministra della Difesa ha inoltre preparato il Libro Bianco della Difesa in cui si afferma che l’Italia andrà in guerra ovunque i suoi interessi vitali saranno minacciati. E’ un autentico golpe democratico che cancella l’articolo 11 della Costituzione. Dobbiamo appellarci al Parlamento italiano perchè non lo approvi. Il Libro Bianco inoltre definisce l’industria militare italiana ‘pilastro del Sistema paese’ .  Infatti nel 2015 abbiamo esportato armi pesanti per un valore di oltre sette miliardi di euro! Vendendo armi ai peggiori regimi come l’Arabia Saudita . Questo in barba alla legge 185/90 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra o dove i diritti umani sono violati. L’Arabia Saudita è in guerra contro lo Yemen, dove vengono bombardati perfino i civili con orribili tecniche speciali. Secondo l’ONU, nello Yemen è in atto una delle più gravi crisi umanitarie del Pianeta. All’Arabia Saudita abbiamo venduto bombe aeree MK82, MK83, MK84, prodotte dall’azienda RMW Italia con sede legale a Ghedi (Brescia) e fabbrica a Domusnovas in Sardegna. Abbiamo venduto armi anche al Qatar e agli Emirati arabi con cui quei paesi armano i gruppi jihadisti in Iraq, in Libia, ma soprattutto in Siria dov’è in atto una delle guerre più spaventose del Medio Oriente.In sei anni di guerra ci sono stati 500.000 morti e dodici milioni di rifugiati o sfollati su una popolazione di 22 milioni! Come italiani, stiamo assistendo indifferenti alla tragica guerra civile in Libia, da noi causata con la guerra contro Gheddafi. E ora, per fermare il flusso dei migranti, abbiamo avuto la spudoratezza di firmare un Memorandum con il governo libico di El Serraj che non riesce neanche a controllare Tripoli. E così aiutiamo la Libia a frantumarsi ancora di più. E con altrettanta noncuranza assistiamo a guerre in Sud Sudan, Somalia, Sudan, Centrafrica, Mali. Senza parlare di ciò che avviene nel cuore dell’Africa in Congo e Burundi. E siamo in guerra in Afghanistan : una guerra che dura da 15 anni ed è costata agli italiani 6,6 miliardi di euro.
Mentre in Europa stiamo assistendo in silenzio al nuovo schieramento della NATO nei paesi baltici e nei paesi confinanti con la Russia. In Romania, la NATO ha schierato razzi anti-missili e altrettanto ha fatto in Polonia a Redzikovo. Ben cinquemila soldati americani sono stati spostati in quei paesi. Anche il nostro governo ha inviato 140 soldati italiani in Lettonia. Mosca ha risposto schierando a Kalinin- grad Iscander ordigni atomici, i 135-30. Siamo ritornati alla Guerra Fredda con il terrore nucleare incombente. (La lancetta dell’Orologio dell’Apocalisse a New York è stata spostata a due minuti dalla mezzanotte come ai tempi della Guerra Fredda).
Ecco perché all’ONU si sta lavorando per un Trattato sul disarmo nucleare promosso dalle nazioni che non possiedono il nucleare, mentre le 9 nazioni che la possiedono non vi partecipano. E’ incredibile che il governo Gentiloni ritenga che tale Conferenza “costituisca un elemento fortemente divisivo”, per cui l’Italia non vi partecipa. Eppure l’Italia, secondo le stime della Federation of American Scientists, ha sul territorio almeno una settantina di vecchie bombe atomiche che ora verranno rimpiazzate dalle più micidiali B61-12. E dovremmo mettere in conto anche la possibilità, segnalata sempre dalla FAS, di Cruise con testata atomica a bordo della VI Flotta USA con comando a Napoli. Quanta ipocrisia da parte del nostro governo!
Davanti a una così grave situazione, non riesco a capire il quasi silenzio del movimento italiano per la pace. Una cosa è chiara: siamo frantumati in tanti rivoli, ognuno occupato a portare avanti le proprie istanze! Quand’è che decideremo di metterci insieme e di scendere unitariamente in piazza per contestare un governo sempre più guerrafondaio? Perché non rimettiamo tutti le bandiere della pace sui nostri balconi? Ma ancora più male mi fa il silenzio della CEI e delle comunità cristiane. Questo nonostante le forti prese di posizione sulla guerra di Papa Francesco. E’ un magistero il suo, di una lucidità e forza straordinaria. Quando verrà recepito dai nostri vescovi, sacerdoti, comunità cristiane? Dopo il suo recente messaggio inviato alla Conferenza ONU, in cui ci dice che “dobbiamo impegnarci per un mondo senza armi nucleari”, non si potrebbe pensare a una straordinaria Perugia- Assisi, promossa dalle realtà ecclesiali insieme a tutte le altre realtà, per dare forza al tentativo della Nazioni unite di mettere al bando le armi atomiche e dire basta alla ‘follia’ delle guerre e dell’industria delle armi? Sarebbe questo il regalo di Pasqua che Papa Francesco ci chiede: “Fermate i signori della guerra, la violenza distrugge il mondo e a guadagnarci sono solo loro.”

Alex Zanotelli

Napoli,14 aprile 2017

"BASTA CON QUESTO GIOCO ALLA GUERRA"

dalla pagina http://www.anpi.it/articoli/1735/

Appello congiunto ANPI, ARCI, CGIL, CISL, UIL, ACLI nazionali. Aderisce Don Luigi Ciotti

15 Aprile 2017


domenica 16 aprile 2017

Messaggio per la giornata del 1° maggio 2017

Il Lavoro al centro 
verso la 48ª Settimana sociale dei cattolici in Italia

Lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno

abbiamo annunziato il Vangelo di Dio” (I Ts 2,9)



Il lavoro costituisce una delle frontiere dell’evangelizzazione sin dagli inizi del cristianesimo. In questa direzione si muove la preparazione della prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre col tema: Il lavoro che vogliamo: “libero, creativo, partecipativo e solidale” (EG n. 192). Il testo paolino ci richiama a due aspetti che valgono anche nelle attuali circostanze: il tema della giustizia e del senso del lavoro.

Tra le sfide che caratterizzano la nostra situazione constatiamo un tasso di disoccupazione ancora troppo alto (attorno al 12%, con punte vicine al 40% tra i giovani e vicino al 20% al Sud); 8 milioni di persone a rischio di povertà, spesso a causa di un lavoro precario o mal pagato, più di 4 milioni di italiani in condizione di povertà assoluta. Nonostante la lieve inversione di tendenza registrata negli ultimi anni, il lavoro rimane un’ emergenza nazionale. Per tornare a guadare con ottimismo al proprio futuro, l’Italia deve mettere il lavoro al primo posto.

Al di là dei numeri, sono le vite concrete delle persone ciò che ci sta a cuore: ci interpellano le storie dei giovani che non trovano la possibilità di mettere a frutto le proprie qualità, di donne discriminate e trattate senza rispetto, di adulti disoccupati che vedono allontanarsi la possibilità di una nuova occupazione, di immigrati sfruttati e sottopagati.

La soluzione dei problemi economici e occupazionali – così urgente nell'Italia di oggi – non può essere raggiunta senza una conversione spirituale che permetta di tornare ad apprezzare l’integralità dell’esperienza lavorativa.

C’è prima di tutto una questione di giustizia. Se il lavoro oggi manca è perché veniamo da un’epoca in cui questa fondamentale attività umana ha subito una grave svalorizzazione. La “finanziarizzazione” dell’economia con lo spostamento dell’asse degli interessi dal profitto derivante da una produzione in cui il rispetto del lavoratore era imprescindibile alla crescita dei vantaggi economici provenienti dalle rendite e dalle speculazioni, ha reso il lavoro quasi un inutile corollario. Inoltre, lì dove il lavoro ha continuato ad essere centrale nella produzione della ricchezza, non è stato difeso dallo sfruttamento e da tutta l’opacità cercata da chi ha voluto fare profitto senza rispettare chi gli ha consentito di produrre.

Questo paradigma con le sue storture si rivela sempre meno sostenibile.

Non sarà possibile nessuna reale ripresa economica senza che sia riconosciuto a tutti il diritto al lavoro e promosse le condizioni che lo rendano effettivo (Costituzione Italiana, art.4). Combattere tutte le forme di sfruttamento e sperequazione retributiva, rimane obiettivo prioritario di ogni progresso sociale.

C’è poi una seconda questione legata al senso del lavoro. Il lavoro, infatti, ha una tale profondità antropologica da non poter venire ridotto alla sola, pur importante, dimensione economica. Il lavoro è, infatti, espressione della creatività che rende l’essere umano simile al suo Creatore. Secondo la tradizione cristiana, il lavoro è sempre associato al senso della vita; come tale esso non può mai essere ridotto a “occupazione”. E’ questo un tema quanto mai centrale oggi di fronte alla sfida della digitalizzazione che minaccia di marginalizzare l’esperienza lavorativa, oltre che causare la perdita di molti posti di lavoro. Solo un’esperienza lavorativa libera, creativa, partecipativa e solidale potrà permettere ad ognuno di accedere ad una vera «prosperità nei suoi molteplici aspetti» (EG, n. 192).

La questione della giustizia e quella del senso sono strettamente intrecciate tra loro. Infatti, è solo laddove si riconosce la centralità del lavoro che si può generare un valore economico realmente propulsivo per l’intera comunità. E oggi più che mai questa affermazione trova riscontro nella realtà economica. Al di là dei tanti elementi problematici, occorre dunque saper cogliere gli aspetti promettenti che aiutano a pensare alla possibilità di affrontare la sfida e costruire un’economia capace di uno sviluppo sostenibile; sfide che è possibile vincere rimettendo il lavoro al primo posto. È questa anche la chiave per ordinare i diversi ambiti della vita personale e sociale.

A cominciare dalla scuola, che è il primo investimento di una società che pensa al proprio futuro. Una scuola chiamata a formare persone all’altezza delle sfide del tempo e capace di instaurare un interscambio fecondo con il mondo del lavoro.

Ugualmente importante è il ruolo delle imprese che hanno una particolarissima responsabilità nel trovare forme organizzative e contrattuali capaci di valorizzare davvero il lavoro.

Ancora, è importante richiamare qui la questione dell’orario di lavoro e della armonizzazione dei tempi lavoravi e famigliari, tema non più rinviabile, visto l’elevato numero di donne che lavorano.

Infine, preme ricordare la promozione della nuova imprenditorialità, espressione della capacità di iniziativa dell’essere umano, via che può vedere protagonisti soprattutto i giovani.

Occorre annunciare alla società italiana che è proprio tale conversione che può davvero fare ripartire l’intero Paese, nella consapevolezza della grande tradizione imprenditoriale, professionale, artigiana e operaia che abbiamo alle nostre spalle, profondamente intrisa della concezione cristiana.

Per dare impulso a questo impegno, le prossime Settimane Sociali dei cattolici in Italia avranno per tema: “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo partecipativo solidale”. Un incontro nel quale la Chiesa italiana intende dare un contributo effettivo alla società italiana, affinché sia finalmente riconquistata la centralità del valore del lavoro. Questo diventa possibile a partire dalla convinzione che sia proprio il lavoro umano a generare quel “valore”, capace di integrare la dimensione economica, anche di fronte ai cambiamenti epocali causati dall’incalzante innovazione tecnologica, con quella sociale e antropologica, di cui tutti oggi sentono il bisogno.

Fin da ora, secondo la metodologia proposta dalla lettera di invito, le Chiese in Italia sono invitate a impegnarsi per elaborare proposte concrete, frutto di esperienze già esistenti nei loro territori, per dare risposta alle sfide che oggi interessano il lavoro nel nostro Paese.

La testimonianza di San Paolo e la gravità del momento invitano ciascuno di noi e le nostre comunità ad implicarci in prima persona per il bene di tutti.



Roma, 26 marzo 2017

La Commissione Episcopale

per i problemi sociali e il lavoro,

la giustizia e la pace,

la custodia del creato

venerdì 14 aprile 2017

Il decreto Minniti è legge. La protesta delle associazioni

Sul terreno dei diritti spira un vento forte e contrario.
Il Parlamento ha definitivamente convertito in legge i decreti Minniti-Orlando su sicurezza e immigrazione che, di fatto, non fanno altro che marginalizzare ancora di più le fasce più deboli e a rischio: migranti, mendicanti, tossicodipendenti.
La Commissione giustizia della Camera dei Deputati ha iniziato a discutere la legge che prevede un allargamento del regime della legittima difesa che, se passasse, rischierebbe di fatto di liberalizzare l'omicidio.
La legge sulla tortura invece è ancora ferma nonostante il governo abbia ammesso, nell'ambito del ricorso di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per le violenze della caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova, che in Italia la tortura si pratichi.
Il numero dei detenuti è in constante risalita. La spinta riformista si è arrestata e il grido "sicurezza, sicurezza, sicurezza" che parla alla pancia delle persone è più forte anche dei dati che, invece, ci dicono come tutti i reati siano in calo. Le condizioni delle carceri potrebbero presto tornare ad essere critiche, tradendo anche lo spirito degli Stati Generali dell'Esecuzione Penale che, voluti dal ministero della Giustizia, avevano indicato una via opposta a quella attuale.
Il nostro lavoro in queste settimane è volto a contrastare queste politiche a cui, con sempre più forza, opponiamo la strada dei diritti, anche presentandoci davanti ai tribunali contro atti e leggi restrittivi delle libertà.
Per farlo però abbiamo bisogno del vostro sostegno, anche economico. Puoi contribuire alle nostre attività destinando il 5x1000 ad Antigone, iscrivendoti o con una donazione.
L'impegno per i diritti prosegue.
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone
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dalla pagina http://www.vita.it/it/article/2017/04/12/il-decreto-minniti-e-legge-la-protesta-delle-associazioni/143046/

Le nuove disposizioni in tema di immigrazione vedono, tra le altre novità, la trasformazione dei Cie in Cpr e la soppressione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo. Il mondo sociale però non ci sta: lanciata una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che porti a una riforma del Testo unico sull'immigrazione

“Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale”. O più semplicemente decreto Minniti-Orlando. La camera lo ha approvato con un voto di fiducia con 240 voti a favore, 176 voti contrari e 12 astenuti.
Le novità
I punti principali del decreto sono quattro: l’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego, l’abolizione dell’udienza, l’estensione della rete dei centri di detenzione per i migranti irregolari e l’introduzione del lavoro volontario per i migranti. Nel primo grado di giudizio l’attuale “rito sommario di cognizione” sarà sostituito con un rito camerale senza udienza, nel quale il giudice prenderà visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale. Senza contraddittorio e senza che il giudice possa rivolgere domande al richiedente asilo che ha presentato il ricorso.
Il piano prevede inoltre un allargamento della rete dei centri per il rimpatrio, gli attuali Cie si chiameranno Cpr (Centri permanenti per il rimpatrio). Si passerà da quattro a venti centri, uno in ogni regione, per un totale di 1.600 posti. Di fronte alle preoccupazioni espresse da numerose organizzazioni impegnate per la difesa dei diritti umani, il ministro dell’interno Minniti ha assicurato che i nuovi centri saranno piccoli, con una capienza di cento persone al massimo, sorgeranno lontano dalle città e vicino agli aeroporti e soprattutto saranno “tutt’altra cosa rispetto ai Cie”.
Le critiche delle associazioni
Arci, Acli, Fondazione Migrantes, Baobab, Asgi, Medici senza frontiere, Cgil, A buon diritto, Radicali italiani e Sinistra italiana hanno dato vita ad un sit-in contro la nuova legge. «Noi abbiamo già un’esperienza dei Cie e abbiamo visto che ogni volta che ne è stata estesa la capienza si sono moltiplicate le violazioni dei diritti umani», ha sottolineato Patrizio Gonnella presidente dell’Associazione Antigone.«Possibile che non riusciamo a immaginare nessun altro metodo per le persone che sono in attesa di un’espulsione?», chiede Gonnella. «Se il problema è aumentare i rimpatri, non potremmo pensare di estendere i programmi di rimpatrio volontario?».
Dello stesso parere Valentina Brinis dell’associazione “A buon diritto” che definisce il decreto Minniti «un balzo indietro di dieci anni». Le associazioni per la tutela dei diritti umani denunciano da anni l’inefficacia e la disumanità dei centri di detenzione per i migranti irregolari che sono «i peggiori centri che abbiamo in Italia», afferma Brinis. «Questi posti li visitiamo settimanalmente e vediamo quali sono le condizioni delle persone lì dentro: non possono portare nemmeno un libro, una penna, prendono psicofarmaci perché non riescono a dormire».
Alcune delle associazioni impegnate nell’assistenza di migranti come il Centro Astalli, l’Arci e l’Asgi hanno anche lanciato una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che porti a una riforma del Testo unico sull’immigrazione.

giovedì 13 aprile 2017

Non lasciamoci rubare la domenica...

... come giorno di festa e del Risorto:

É incredibile! Ci stanno rubando quasi tutto: non solamente le cose materiali ma soprattutto le dimensioni fondamentali dell'essere umanità. Infatti, stanno riducendo la persona umana ad essere sempre più un tubo digerente o un bidone aspiratutto. Si tratta di una questione antropologica molto seria, perché la persona umana non ha bisogno solo di cose, ma di tante altre esigenze: quella del pensare, del credere, dell'amare, della relazionalità, del giocare, della festa, ecc. Invece ci riducono ad essere solo consumatori, e per di più potenti consumatori. Anche se poi perdiamo forma, bellezza e qualità della nostra vita.
Ci stanno rubando anche madre terra che è l'habitat umano fondamentale per continuare ad essere ospiti su questo pianeta terra. Accolti continuamente dall'abbraccio di madre terra che ci offre sempre tutto quello che serve per poter vivere una vita dignitosa e piena di bellezza. L'attacco a madre terra avviene nel trasformare tutti i suoi doni in merce, soprattutto l'acqua che è la madre della vita.
Continua anche oggi la minaccia contro la festa e la domenica, cercando di trasformare tutti i giorni settimanali in lavoro e consumo. Lo conferma il cambiamento da un'economia di mercato in una società di mercato, dove l'economia ha trasformato la domenica in una giornata festiva dello shopping mediante le “cattedrali del consumo”, come dichiarò per primo il sociologo statunitense George Ritzer.
Questa società del mercato ha già modificato l'obiettivo del fare shopping, facendolo diventare uno stile di vita e non più una necessità per soddisfare dei bisogni primari. Questo significa che si fa fare un'esperienza di vita, trasformando la festa e la domenica in una giornata dedicata allo shopping in un mondo incantevole e virtuale, dove tutto ruota attorno all'acquisto del feticcio che è la merce.
La modernità si è dimostrata anti-festiva, come pure le scienze sociali, perché la festa era vista un ostacolo alla macchina dello sviluppo e della razionalità economica, come sottolinea Antonio Arino, nel libro L’utopia di Dioniso. Festa tra tradizione e modernità.
Nonostante questi attacchi alla domenica, rimane una speranza: la festa è una dimensione antropica e interculturale che mai riusciranno a rubarci perché fa parte dell'essere umano e della vita di tutti i popoli.
Scrive Graziella Favaro, pedagogista del Centro COME di Milano: “da sempre gli uomini e i gruppi sociali sentono il bisogno di interrompere lo scorrere del tempo e la quotidianità degli eventi con momenti di festa e di celebrazione, di gioco e rito collettivo (...) Celebrare, ricordare, progettare le feste: sono avvenimenti che segnano le storie individuali e collettive come una sorta di punteggiatura che scandisce il racconto e le biografie di ciascuno”. Infatti, la festa è presente in tutti i popoli e in tutte le culture e religioni. Ecco perché non sono riusciti e non riusciranno a spazzare via la festa dalla storia dell'umanità.
La festa risalta varie dimensioni fondamentali dell'umanità: la relazionalità mediante le relazioni umane e lo stare insieme; l'aspetto ludico che si esprime nell'incontro gioioso, nel gioco e nel divertimento; il valore dello stacco e della discontinuità dalla vita feriale mediante il riposo, il silenzio, la contemplazione.
La domenica contiene la festa, come viene vissuta dal mondo laico, integrando però lo specifico del mondo cristiano: la Pasqua settimanale, ossia il giorno del Risorto: “perché questo è proprio il cuore della giornata domenicale: celebrare il Risorto, sentirlo vivo e rivoluzionario dentro il tessuto lento e spesso pigro delle nostre abitudini. Se celebriamo il Risorto allora sarà innovativo anche il nostro stile di vita”, scrive il vescovo Giancarlo Bregantini nella prefazione al libretto Vivere da Risorti, custodiamo la domenica come pasqua settimanale.
La domenica è sacra per noi cristiani, come lo è il sabato per gli ebrei, oppure il venerdì per i musulmani: “intuisco che proprio attorno alla domenica si gioca la forza del nostro cristianesimo, per farsi umanesimo nuovo (…) Si dica con chiarezza che è un peccato fare la spesa di domenica. Che è un peccato tenere aperto un centro commerciale di domenica. Un peccato sociale, che offende l'uomo oltre che Dio stesso”, dichiara con coraggio il vescovo Bregantini (sempre nella prefazione). Allora, non lasciamoci rubare la domenica come giorno di festa per ravvivare la bellezza e la gioiosità delle relazioni umane, e come giorno del Risorto per rafforzare la nostra relazione con il Cristo Risorto che fa nuove tutte le cose e che rende nuovi anche i nostri stili di vita.

Adriano Sella
(missionario del creato e discepolo dei nuovi stili di vita)

Info: adrianosella80@gmail.com; www.contemplazionemissione.org

sabato 8 aprile 2017

Idlib: Fulvio Scaglione, “la vera risposta è mai più guerre, non l'indignazione a corrente alternata”

dalla pagina http://www.smtvsanmarino.sm/attualita/2017/04/06/idlib-fulvio-scaglione-vera-risposta-mai-piu-guerre-non-indignazione-corrente-alternata


L'intervista integrale al celebre giornalista, sui fatti di Idlib, alla vigilia dell'attacco americano.
L'ex vice-direttore di Famiglia Cristiana giudica con scetticismo la versione proposta dai media mainstream

“Le informazioni cui abbiamo accesso in merito ai fatti di Idlib arrivano da oppositori di Assad; non sono fonti obiettive”. Così Fulvio Scaglione, intervistato da Mauro Torresi in occasione della presentazione del libro “Il Patto con il diavolo”. [continua


Strage di Idlib, il Vescovo Antoine Audo: vicenda destabilizzante, pesano gli interessi delle forze coinvolte nella guerra

dalla pagina della
Organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie dal 1927

Aleppo (Agenzia Fides) – “In questa situazione così frammentata, con tanti interessi e attori in gioco, è difficile poter essere sicuri al cento per cento di come stanno le cose. Ma per quello che conosciamo in base alle nostre esperienze, non riesco proprio a immaginare che il governo siriano sia così sprovveduto e ignorante da poter fare degli 'errori' così madornali”. Sono queste le prime considerazioni che il Vescovo siriano Antoine Audo, alla guida della diocesi caldea di Aleppo, condivide con l'Agenzia Fides riguardo al bombardamento con armi chimiche realizzato presso Khan Shaykun, nella provincia siriana di Idlib, in una zona ancora in mano a milizie anti-Assad, a cominciare da quelle del fronte qaidista al Nusra. Il bombardamento ha provocato la morte di decine di persone, compresi molti bambini.
Il Vescovo Audo, responsabile di Caritas Siria, ammette che gli scenari del conflitto siriano appaiono spesso enigmatici e manipolati da contrapposte propagande: “e già in altri passaggi delicati della guerra” aggiunge il Vescovo caldeo, “episodi di uso delle armi chimiche hanno avuto un impatto destabilizzante sull'intero quadro. Due giorni fa, il Presidente USA Donald Trump aveva detto che Assad fa parte della soluzione del problema siriano. Adesso fa dichiarazioni per dire il contrario. Ci sono interessi delle forze regionali implicate nella guerra. Conviene sempre tener conto di questo, soprattutto quando certe cose si ripetono con dinamiche molto simili, e innescano le stesse reazioni e gli stessi effetti già sperimentati in passato”.
Il 21 agosto 2013 si verificò un attacco chimico a Gutha, nei sobborghi sud-orientali di Damasco in mano alle forze anti-Assad. L'attacco avvenne dopo che l'allora Presidente USA Barack Obama, circa un anno prima, aveva indicato proprio l'utilizzo di armi chimiche come “linea rossa” per un possibile intervento armato contro la Siria. Governo siriano e milizie anti-Assad si sono sempre rinfacciati a vicenda la responsabilità di quell'attacco. Su iniziativa russa, quella fase di acuta crisi internazionale – segnata dall'ombra di un imminente intervento militare diretto degli USA contro il regime di Assad – fu risolta con l'adesione della Siria alla Convenzione sulle armi chimiche, e con la successiva distruzione dell'arsenale chimico siriano, avvenuta sotto l'egida dell'ONU. (GV) (Agenzia Fides 5/4/2017).

Attacco alla Siria. Bolivia: "Gli USA sono diventati l'accusatore, il giudice e il boia"

dalle pagine:

Queste dichiarazioni sono state fatte da Sacha Llorenti rappresentante permanente della Bolivia nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU durante la sessione straordinaria convocata da questo paese dopo l'attacco degli Stati Uniti alla Siria.
 
L'attacco degli USA alla Siria è una violazione "scandalosa" della Carta delle Nazioni Unite, ha dichiarato Sacha Llorenti, rappresentante permanente della Bolivia al Consiglio di sicurezza, durante la sessione straordinaria che il paese sudamericano ha chiesto oggi sulle notizie dei bombardamenti degli Stati Uniti.
Inoltre, Llorenti ha anche sostenuto che si dovrebbe rispettare la Carta delle Nazioni Unite.
Il diplomatico ha ricordato che negli ultimi 50 anni l'umanità ha originariamente costruito diversi strumenti di diritto internazionale al fine di evitare "molte gravi violazioni del diritto internazionale", ma ora degli Stati Uniti "sono diventati l'accusatore, il giudice e il boia", ha detto. "Dove è l'indagine su questo caso?" Ha chiesto Llorenti.
Secondo Llorenti, agli Stati Uniti non interessa il diritto internazionale e le ignora le Nazioni Unite "quando gli fa comodo. "
Il funzionario ha ricordato che "in questa stanza" si è discusso sull'Iraq e le armi di distruzione di massa, e ha ribadito che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è "l'ultima speranza per assicurare il diritto internazionale".
Il rappresentante boliviana ha ribadito che il suo Paese condanna fermamente l'uso di armi chimiche in quanto è fatto "ingiustificabile e criminale" e ha sottolineato che i responsabili dovrebbero essere perseguiti per questo.
 
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sullo stesso argomento leggi anche:
Ron Paul: L'attacco chimico da parte della Siria non ha senso | Alberto Negri: “Guerra in Siria, le colpe di Assad e quelle dell’Occidente”

giovedì 6 aprile 2017

Mostra aperta fino al 25 aprile: Abbasso la guerra!

UNA MOSTRA PER EDUCARE ALLA PACE

Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace” (UNESCO)



Abbasso la guerra!
 
Persone e movimenti per la pace dall’800 ad oggi
Mostra fotografica e documentaria

Una mostra importante perché restituisce ‘dignità’ al movimento pacifista e alle sfide che questo ha posto e affrontato negli ultimi 150 anni, perché racconta una storia in cui tanti cittadini e tante cittadine si riconoscono, perché pone sul tavolo molte questioni ancora aperte legate al disarmo, alla nonviolenza, alla prevenzione dei conflitti…

Comune di Vicenza

Casa per la Pace
 
Via Porto Godi 2 - Vicenza

fino al 25 aprile 2017

Come arrivarci: la Casa per la Pace è in via Porto Godi 2
(laterale di Viale Fiume, sul lato sinistro della Scuola Elementare De Amicis).
Parcheggio libero in via Muggia (Caserma dei Carabinieri)

ORARI
da lunedì a sabato, ore 9.00 – 13.00
martedì, giovedì, sabato ore 16.00 – 19.00

Ingresso aperto a tutti

Visite guidate per le Scuole
Si consiglia di contattare la Casa per la Pace per prenotazioni e informazioni
casaperlapace@gmail.com - tel. 0444 327395

martedì 4 aprile 2017

Dai numeri del Pil agli indici del benessere ... e della felicità

da un articolo del 27 marzo 2017 di Fabrizio Galimberti sul nuovo DEF, alla pagina http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-03-27/dai-numeri-pil-indici-benessere-072925.shtml

[...] inclusione, nel prossimo Documento di economia e finanza (Def), di una serie di indicatori, diversi dalle aride cifre del Pil e dei deficit, che riguardano l’equità e la sostenibilità ambientale 

[...] È quindi giusto che nei programmi di riforme – a livello italiano come a livello europeo – sia dato spazio ad altre dimensioni dello “star bene”, dato che la crescita del Pil (o la sua decrescita), i disavanzi pubblici (o gli avanzi) o altre grandezze dell'economia tagliate con l'accetta non bastano più a dar conto del benessere di una nazione.Già la legge di riforma del bilancio, approvata il luglio scorso, aveva introdotto l'obbligo di allegare al Def una serie di indicatori di benessere, tratti dai numerosi indici già elaborati dall'Istat per descrivere lo “star bene” della nazione. [...]



guarda il video sul Bhutan alla pagina 
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9a86b625-c00c-4736-827c-0025d4852a24.html

Il Re del Bhutan ritiene che il PIL, l'indicatore di crescita economica, non possa essere usato per definire il livello di benessere della gente, e che sia invece importante generare le condizioni adatte per aiutare le persone ad essere felici. Il Re ha così chiamato il nuovo indice: Prodotto Nazionale di Felicità [o Felicità Interna Lorda], perché l'economia occidentale ha dimenticato a cosa serva [dovrebbe servire] veramente il PIL...



dalla pagina https://it.wikipedia.org/wiki/Felicit%C3%A0_interna_lorda

"La felicità interna lorda o FIL (in lingua inglese gross national happiness - GNH) è il tentativo di definire - con un evidente ammiccamento ironico, ma con altrettanto evidenti intenti sociologici - uno standard di vita sulla falsariga del prodotto interno lordo (PIL)".

sabato 1 aprile 2017

3 aprile - primolunedìdelmese

Invito con preghiera di divulgazione

primolunedìdelmese
Anno XX - Incontro n. 149

3 Aprile 2017 - ore 20:30

presso Cooperativa Insieme, via Dalla Scola 253, Vicenza
Parcheggio adiacente.
Le persone disabili sono pregate di contattarci per le indicazioni del caso.
Si raccomanda puntualità!

Con la disoccupazione, soprattutto giovanile, alle stelle, mentre molte famiglie fanno fatica a sbarcare il lunario, qualche settimana fa il Senato ha dato il via libera al disegno di legge delega per il contrasto alla povertà proposto dal governo: è stato così introdotto il Reddito di Inclusione, volto a garantire un sostegno economico a quelle famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta, a partire dai nuclei con bambini. Ma, non mancano altre proposte, diverse nelle formule e anche nella sostanza, oltreché nei costi: si parla di reddito di cittadinanza, di dignità, minimo, universale, garantito...
Insomma, per vivere una vita dignitosa ci vogliono

lavoro e reddito

E perché essi siano strumenti di liberazione umana e non di mera gestione della povertà, un semplice sussidio o, peggio, un'opera di beneficenza, è bene capire cosa implichino le proposte menzionate. Cerchiamo di approfondire la questione con

Luca Santini

presidente del Basic Income Network - Italia, ha collaborato alla stesura della proposta popolare di legge per un reddito garantito in Italia; avvocato, ha pubblicato articoli e libri sul tema e sui diritti sociali connessi alle politiche di immigrazione.

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Aggiornamenti (su TTIP e altro) e 
due parole su vent'anni di pldm...